Gaetani: ''quanti muri e quanti ostacoli, ma il Garante è una risorsa davvero preziosa''

La Garante dei detenuti Alessandra Gaetani
"E' un percorso ad ostacoli":
così la garante dei detenuti Alessandra Gaetani - la prima nominata a Lecco - ha definito il suo lavoro tra le mura della Casa circondariale di Pescarenico.
Tante le difficoltà che ha dovuto affrontare e superare per svolgere il proprio importante compito a contatto con i reclusi, preoccupandosi che tutti i loro diritti fossero garantiti.
"Il messaggio che voglio lanciare è che il Garante può davvero essere una risorsa importante, anzitutto per i detenuti e per le loro famiglie" ha spiegato la dottoressa. "Vorrei riuscire a costruire dei ponti, anche se capita di trovare davanti dei muri che hanno comportato molti pesi e continue perdite di tempo a scapito dei colloqui coi detenuti e i loro familiari. Svolgere le mansioni di garante è stato molto più faticoso di quanto potessi immaginare".
La realtà carceraria è una realtà ovviamente difficile, con regolamenti molto rigidi e risorse economiche scarsa.
Ma sono tante le difficoltà che la dottoressa ha incontrato nel suo "viaggio" tra le mura di via Beccaria.
"Mi è stato inoltre chiesto, per addotte ragioni di sicurezza dovute alla carenza di personale, di non iniziare la mia attività di garante se non in autunno (la nomina risale alla fine di maggio). Pur con notevoli perplessità ho accettato. Nutrivo l'illusione che tale gesto di "disponibilità" potesse propiziare a settembre l' avvio di un rapporto, con la direzione e gli operatori, che non escludesse la possibilità di una fattiva collaborazione per il miglioramento della vita dei ristretti in carcere. Ho preso atto di essermi sbagliata".
Uno degli ostacoli è stato ad esempio quello del reperimento delle informazioni sui carcerati: "ovviamente nel rispetto della legge sulla Privacy, ho ritenuto naturale domandare dal primo giorno la lista dei detenuti e delle posizioni processuali ma per ragioni di riservatezza non mi vengono fornite. Non avere idea di chi siano gli ospiti del carcere ha reso impossibile chiamare a colloquio le persone di cui non conosco l'esistenza, senza nemmeno la certezza dei numeri dei reclusi. Le persone più penalizzate da questo limite sono gli stranieri che finiscono a non sapere di potersi rivolgere a me" è una delle denunce di Alessandra Gaetani. "Su decisione discrezionale della direttrice non è consentito ai detenuti non definitivi, cioè una buona parte, rivolgersi al garante per i colloqui riservati. La stessa cosa non accade ai colleghi garanti delle altre prigioni"
Diverse le situazioni difficili affrontate dall'incaricata comunale. Nel settembre 2015 un detenuto ha deciso ad esempio di intraprendere lo sciopero della fame: "ho ritenuto giusto visitarlo quasi quotidianamente per verificare il decorso della delicata situazione. La domenica mattina, mi pare sesto giorno di digiuno, il colloquio riservato, da poco iniziato, è stato bruscamente interrotto da un agente, su ordine della direzione, perché la mia presenza pare mettesse a repentaglio l'incolumità del personale penitenziario. Per addotte questioni di ordine e sicurezza venivo "invitata" a lasciare l'istituto. La modalità con cui si è svolto il richiamo ha prodotto nei detenuti il timore generalizzato che rivolgersi al garante avrebbe potuto procurare guai".
E' capitato così che la dottoressa non sia riuscita a incontrare alcuni reclusi, in un rimbalzo di responsabilità: "In quest'anno e mezzo mi sono trovata ben oltre una cinquantina di volte ad essere respinta all'ingresso del carcere per i motivi più vari (mancanza di personale, ora della conta, questioni di sicurezza, somministrazione del vitto ecc)".
Anche la possibilità di frequentare la messa domenicale nella cappella interna al carcere le è stata negata. "È stato supposto che la mia presenza avrebbe potuto essere fonte di distrazione e/o di frequentazione strumentale della messa, da parte dei detenuti, per potermi parlare".
"Il carcere è un ambiente complesso  - ha concluso la Garante - ma dobbiamo lavorare perché la pena non si riduca a pura afflizione: anche l'art. 27 della Costituzione recita che le pene "devono tendere alla rieducazione del condannato". E anche la mia figura può essere una risorsa in più per remare tutti dalla stessa parte, per fare si che l'articolo 27 sia veramente messo in pratica".
P.V.
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