PAROLE CHE PARLANO/33

Iride e pupilla

Oggi parleremo di anatomia elementare? No, non credo sia necessario, perché tutti conosciamo i componenti essenziali del nostro occhio. Tuttavia i due termini proposti hanno una storia da raccontarci, per niente banale.
Iris, o anche Iride, è una divinità minore del pantheon greco; non era però venerata dal popolo, ma apparteneva solo al mito. Si narra che fosse vestita di iridescenti gocce di rugiada dalle quali traeva luminosità e colori cangianti. Nonostante questi splendenti attributi, era incaricata dagli dei dell'infausto compito, a differenza di Ermes, di predire le sventure agli esseri umani. Per farlo, scendeva sulla terra camminando sull’arcobaleno, che segnava il suo percorso. Basterebbe però aggiungere che, nonostante la sua bellezza e le ali d’oro, era nientemeno che la sorella delle terribili arpie, Aello, Celeno e Ocipete, per comprenderne la natura tetra e il suo triste lavoro.
Il collegamento con i colori dell’arcobaleno, detti dell’iride, adesso appare chiaro, ma con l’occhio? Ritengo sia superfluo precisare che l’iride rappresenta quella parte variamente colorata che circonda il foro centrale, definito pupilla.
Anche quest’ultima parola riserva una piccola sorpresa. I responsabili stavolta non sono i Greci, ma i Romani che coniarono il termine pupa per definire tutti gli oggetti come bambole e pupazzi (termine derivato proprio da pupa) o le bambine piccole. Il suo diminutivo è pupilla, cioè piccola pupa, bambolina, ma anche pupillo, bambino, fanciullo, che ha assunto nel tempo anche il significato di protetto o favorito.
Questa volta sembra impossibile un collegamento con l’occhio, eppure, se osservassimo con attenzione la parte centrale di questo organo, vedremmo, ridotta a un piccolo pupazzo, la nostra immagine, perfettamente riflessa dalla cornea.
A quante pare le parole sono importanti e ricche di informazioni: bisogna proprio tenerle d’occhio



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Rubrica a cura di Dino Ticli
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