PAROLE CHE PARLANO/35

Vagabondo

È una parola che conosciamo molto bene e che usiamo soprattutto per definire chi viaggia di qua e di là mosso da un forte desiderio di scoperta e di esplorazione; oppure per chi è, per povertà o scelta di vita, senza fissa dimora e senza lavoro. Per estensione, lo riferiamo anche a chi è disordinato, libero di passare da un argomento all'altro o è ozioso, poco impegnato nel lavoro, nello studio o in altre attività.
Il termine deriva direttamente dal latino vagabundus, a sua volta derivato di vagus, errante, vagante, che si muove un po' dappertutto. Ricordiamo che il nervo vago è proprio un nervo errante per il suo lungo e intricato percorso all'interno del corpo umano; potremmo proprio definirlo vagabondo, se non ci importasse di far inorridire gli anatomisti. Rimane quel -bundus o -bondo che ritroviamo in diverse altre parole del nostro vocabolario, come furibondo, nauseabondo, tremebondo, pudibondo, moribondo, fremebondo; errabondo, poi, è un termine che possiamo considerare sinonimo di vagabondo. Può sembrare strano, ma le grammatiche non riportano nulla a proposito di queste desinenze e della loro origine che forse nemmeno i latini conoscevano pur usandole nei loro testi. Sembra, tuttavia, che abbia una provenienza ariana, bhu, con il significato di essere. Fra tutti i "bondi" che ho citato, dopo essere stato solo un po' meditabondo, non ho dubbi: sicuramente meglio essere vagabondi.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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