Elezioni provinciali: il 'civismo' per rendere dinamica la partita

Enrico Magni
Da poche settimane sono terminate le elezioni amministrative comunali a Milano, Roma, Torino e anche in alcuni comuni del lecchese. A febbraio 2022 si voterà per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il 18 dicembre ci sono le elezioni per rinnovare il Consiglio Provinciale ed eleggere il nuovo Presidente della Provincia. E’ un continuo martellante gioco di rimescolamento delle carte.

A differenza delle comunali, questa volta, per il rinnovo del Consiglio Provinciale (legge Delrio 2014), gli elettori chiamati alle urne sono i sindaci e i consiglieri eletti dei singoli comuni.

Il Presidente della Provincia dura in carica 4 anni e deve essere un sindaco. In caso di cessazione dalla carica di Sindaco decade anche da Presidente della Provincia. Il voto è calcolato secondo un indice di ponderazione, che tiene conto della popolazione di ciascun comune e del rapporto tra questa e quella della provincia. Sono dieci i Consiglieri eleggibili per la Provincia di Lecco (333.344 abitanti).

Anche se l’istituzione provinciale è diventata più un peso che una risorsa, la corsa per acchiapparsela è partita. Nell'ultimo mandato i partiti di centrodestra e di centrosinistra si sono accordati eleggendo un candidato comune. Un accordo appiattente. L’istituzione Provincia  è scomparsa dal radar; infatti, pochi cittadini conoscono il nome dei presidenti e men che meno quello dei consiglieri. L’istituzione Provincia è in uno stato confusionale e improduttivo.

Detto questo. E’ interessante registrare quello che sta accadendo all’interno della politica locale.

La prima novità è l’esistenza di una lista civica: “Civici per la Provincia”. La lista è capeggiata, guarda a caso, da mammole immacolate della politica locale. Sono sindaci con un curricolo politico interessante. Sono stati: Dc, Popolari, Margherita e Pd; oppure Pci, Pds, Ds, Pd occupando ruoli apicali; in questo periodo sono ‘simpatizzanti’ di Italia Viva (Renzi); anche gli attuali aderenti alla cordata, non tutti, ma parecchi, ricalcano la stessa impronta. Sono persone che da quarant’anni occupano una poltrona. Immobili e instancabili. Si nascondono dietro l’ennesimo insignificante attributo di civico (civis, cittadino). Nel territorio lecchese le liste prevalenti sono localiste. Si definiscono ‘civiche’ per distinguersi dal centrosinistra e dal centrodestra come i primi sostenitori del M5S. “I Civici per la Provincia” sono figli di una vecchia corrente democristiana della prima Repubblica denominata dorotea (1959) che si identifica con il moderatismo.  Nella Dc e in tutti i partiti il  moderatismo è sempre stato sinonimo di potere. E’ un vizio assurdo che persiste.

Il dato positivo di questa lista è che dinamizza e obbliga il centrodestra e il centrosinistra a giocarsi la partita. Per le istituzioni la politica omologante ha generato appiattimento e inefficienza; invece è fondamentale sollecitare un processo costruttivo e attivo. Il civismo-localistico è il frutto malato della politica omologante ed è il prodotto perverso del globalismo.

Nella prima Repubblica il civico esprimeva la cultura repubblicana, liberale e libertaria che non nulla ha da spartire con questo civismo. Ismo.
Dr. Enrico Magni
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