PAROLE CHE PARLANO/72

Asilo

Ciascuno di noi associa il termine asilo ai bimbi di pochi anni, che proprio lì iniziano il ciclo dell'istruzione scolastica, in un luogo dove imparano a socializzare e quindi le regole del vivere insieme. Tutti ci aspettiamo che in quell'ambiente vi sia sicurezza, gioia, scambio di gesti di reciproco rispetto e amicizia, alla presenza di adulti professionalmente preparati. Quindi un vero e proprio territorio protetto dove è esaltata la sacralità della prima infanzia.
Non dovrebbe meravigliarci quindi se il termine asilo derivi dal greco asylon, composto dalla a- negativa e da sylao, io rubo, e che definisca effettivamente un luogo inviolabile, dove nessuno può rubare, depredare, saccheggiare o mettere in pericolo la sopravvivenza di chi vi si trova. Men che meno la vita e la serenità dei più piccoli.
Effettivamente, un tempo esistevano aree sacre (boschi dedicati a divinità, templi e successivamente anche chiese o università) dove chiunque, indipendentemente dalle cause del suo fuggire, fosse anche un disertore, un traditore, un ladro, un omicida, otteneva asilo e risultava totalmente protetto. Oggi abbiamo esteso il significato di questa parola e quindi troviamo asilo, anche solo un semplice riparo, in un bar o sotto i portici per un improvviso acquazzone, in casa di un amico per avere conforto, in una cattedrale per rimettere ordine ai nostri pensieri e per ritrovare un po' di spiritualità. Ma non dimentichiamo il diritto d'asilo che invocano molti rifugiati politici o chi è in fuga da una guerra.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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