Sanità, Poas/2: difendere i bacini d’utenza è essenziali per mantenere i due presidi

Nel primo servizio dedicato all'argomento abbiamo elencato le strutture socio-sanitarie coinvolte dal Piano Organizzativo Aziendale Strategico (Poas) 2022/2024, approvato dalla direzione generale dell'ASST Lecco il 15 giugno scorso e ora in regione la quale, sembra, abbia apportato soltanto modifiche marginali. In attesa della delibera regionale restano in carica, in regime di proroga, anche i direttori di dipartimento.

La questione più generale, che giustappunto deve stare alla base del piano strategico (non tattico, proprio strategico) riguarda il compattamento del territorio afferito all'Azienda Socio-Sanitaria Territoriale. E per quanto estromessi dalla programmazione e dal controllo del piano socio-sanitario, sarebbe bene che la Provincia con la sua presidentessa e i sindaci dei principali comuni allestissero un tavolo per affrontare questa questione.

Il Poas conferma due elementi cardine: l'ospedale Manzoni, dotato di cardiochirurgia resta di II° livello, il Mandic di I° livello. Quindi anche a Merate sono confermati i servizi di emergenza-urgenza: pronto soccorso h 24, rianimazione, unità di cura coronarica.

Una conferma attesa ma non sufficiente a tranquillizzare sul futuro non tanto del presidio quanto dell'Azienda stessa.

Il perché è semplice: il bacino meratese-casatese conta all'incirca 120mila persone, quindi potenziali utenti, più di un terzo dell'intera provincia.

Ma è un bacino fortemente competitivo dal punto di vista sanitario, con l'ospedale di Ponte San Pietro a est e quello di Oreno a sud, entrambi nel raggio di venti chilometri.

Se il Mandic è progressivamente spogliato di prestazioni sanitarie, anche di tipo ambulatoriale il paziente dovendo scegliere tra Lecco e Vimercate - soprattutto se risiede nel casatese - sarà portato a recarsi in quest'ultimo presidio, assai moderno, dotato di ampio parcheggio e molti servizi.

Ancora, se un chirurgo ortopedico in libera professione indirizza un proprio paziente al Mandic per un intervento ma lo può operare solo dopo molti mesi per la scarsità di sedute operatorie, il chirurgo ortopedico di Ponte San Pietro avrà buon gioco a proporsi assicurando l'intervento entro 30 giorni.

Sono esempi semplici ma fanno comprendere la gravità del problema. La medicina generale di Lecco dispone delle strutture semplici di Emostasi e trombosi, Epatologia e Soap (pazienti che arrivano dal PS e sono ricoverati d'urgenza disponendo di tutte le consulenze specialistiche). La Medicina generale del Mandic dispone solo della struttura semplice di Reumatologia.

Ora è evidente che il paziente dell'Epatologo che si deve recare a Lecco per una visita di controllo, se risiede nella parte bassa della Brianza sud-orientale sarà prima o poi invogliato a raggiungere Vimercate piuttosto che avventurarsi fino al capoluogo e poi cercare un parcheggio.

Sembrano problematiche minori ma l'ASST, come dice il nome, è prima di tutto un'azienda, il cui futuro è legato alla quantità di clientela che riesce ad attirare.

Analizzare con cura i flussi migratori per rafforzare in quantità e qualità i servizi offerti dal Mandic possono frenare la fuoriuscita di pazienti aiutando così anche Lecco a mantenere il suo ruolo di hub tra i due colossi del Sant'Anna di Como e del Papa Giovanni di Bergamo.

Il concorso di tutti - con una direzione strategica disposta al dialogo - sicuramente favorisce una migliore pianificazione delle risorse. Ripetiamo, con un occhio di riguardo verso il Mandic, maggiormente aggredito dai presidi vicini.

Anche perché una crisi profonda dell'ospedale di Merate aprirebbe forti interrogativi sulla sopravvivenza dell'hub di Germanedo.

Un'ultima annotazione: come si diceva i direttori di Dipartimento sono in regime di proroga fino alla ratifica regionale del Poas. Poi ci saranno le nuove nomine. Per una gestione equilibrata delle risorse, nell'interesse di entrambi i presidi per acuti, è indispensabile che anche il Mandic esprima capidipartimento, come in precedenza quando schierava i primari di Anestesia-Rianimazione, Radiologia e prima ancora Psichiatria.

Il presidio è privo di un direttore amministrativo dal 2014. Ora immaginate un'azienda privata di 900 dipendenti e 100 milioni di fatturato senza un direttore amministrativo.

Ecco, così stanno le cose. Se la voce del territorio, che sia lecchese, meratese o casatese, non si leva forte i presidi della nostra piccola provincia saranno sempre più schiacciati dai grandi ospedali regionali.

Claudio Brambilla
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