Lecco: 'l'azienda stanca i lavoratori e poi li punisce se si infortunano', sciopero al Caleotto fuori dai cancelli della 'Arlenico'

I lavori dell'Arlenico spa quest'oggi incrociano le braccia. La giornata di sciopero è stata proclamata dalla FIM Cisl Monza Brianza Lecco, FIOM Cgil Lecco e UILM Lario. Il motivo per cui le maestranze non hanno timbrato il cartellino optando per l'astensione è legato alla situazione di stallo venutasi a creare al tavolo di discussione per il rinnovo del contratto aziendale con il mancato accordo sul premio di produzione (punto di scontro, in particolare, la volontà del datore di lavoro di mantenere, dentro l'impianto premiale, un parametro che penalizza i lavoratori in caso di infortunio). Una trattativa che si protrae da mesi mentre al Caleotto ai dipendenti viene chiesta sempre maggiore flessibilità per andare incontro alle esigenze di produzione.

Qualche esempio citato dai sindacalisti: a gennaio, al rientro dalla ferie di fine anno, i lavoratori hanno accettato di prestare servizio anche il sabato e la domenica, una richiesta che ora verrebbe reiterata "alla bisogna", senza - accusano i delegati di FIM, FIOM e UIL - garantire, di contro, il necessario recupero dei riposi. Oppure ancora, per settimane, nel pieno della crisi energetica, è stato sospeso il turno 14-22, perché in quella fascia la corrente costava troppo, scombussolando i turni e imponendo ai dipendenti una riorganizzazione della propria vita sulla base delle necessità di un'impresa che, fortunatamente, sta lavorando e anche bene, investendo sull'impianto di Lecco senza - accusano ancora i sindacati - tener però in adeguata considerazione il capitale umano. 130 circa gli assunti nel polo storico di via Arlenico, con 25 new entries nell'ultimo trimestre, ancora insufficienti per "dare respiro" ai reparti, come confermato dalla RSU.

"Abbiamo aperto un presidio fuori dall'azienda perché c'è stata un'interruzione delle trattative in corso" argomenta Giuseppe Cantatore (FIOM Cgil). "Sono trattative utili e funzionali per definire dei riconoscimenti economici nei confronti dei lavoratori. Ma il vero problema che stiamo vivendo all'interno di questa azienda è che viene continuamente richiesta maggiore flessibilità, maggiori straordinari, più ore di lavoro... E' evidente che questa situazione sta mettendo in difficoltà i lavoratori, specialmente quelli del laminatoio. Questo è un lavoro faticoso, che richiede grande sforzo: stiamo parlando di lavorazioni con materiale incandescente. Potete immaginare la difficoltà che i lavoratori tutti i giorni vivono e noi abbiamo la necessità che questi lavoratori abbiano una compensazione - in termini di riposo - e anche un qualcosa che gli consenta di poter vivere dignitosamente e dunque quella che viene chiamata conciliazione casa-lavoro. Questo è una delle richieste. Dopo di che non neghiamo che, ultimamente, all'interno dell'azienda si stanno vivendo pressioni eccessive specialmente nei confronti di alcuni preposti e capireparto, per produrre di più, per garantire maggiore efficienza degli impianti, per creare maggiore produttività... C'è sicuramente tanto lavoro. La Feralpi - proprietaria di Arlenico - ha fatto sicuramente grandi investimenti su questi impianti e sul laminatoio. Tanti investimenti sulle strutture ma il vero investimento, più importante e prezioso, che è quello sulle risorse umane, non ha ancora avuto la capacità di portarlo a compimento. Allora noi chiediamo uno sforzo da parte della proprietà: partecipare al tavolo delle trattative e consentirci di poter chiudere un accordo dignitoso che dia tutela ai lavoratori e garanzie all'azienda. Da questo sciopero - visto che abbiamo già fatto nove incontri - si deve ripartire per vedere di riconoscere ai lavoratori maggiori riposi e migliori compensazioni per garantire anche un prodotto di qualità: soddisfare il lavoratore penso infatti sia funzionale anche alla qualità del produzione".

Rincara la dose Igor Gianoncelli della UIL. "Stanno usando la discussione sul contratto aziendale molto semplicemente per arrivare a imporci un modello di flessibilità che il lavoratore non vogliono mettere in atto. Noi abbiamo detto che possiamo discutere di organizzazione del lavoro e di esigenze aziendali ma loro devono tener conto delle esigenze delle persone. Su questi temi c'è chiusura. Noi a questo punto ci aspettiamo che dopo questo sciopero ci sia una risposta urgente, per riaprire la discussione, per condividere temi e ragionamenti, non per imporci qualcosa. Ai lavoratori dell'Arlenico-Caleotto non si impone proprio nulla e le organizzazioni sindacali non sono disponibili a mettere sul piatto le condizioni di vita delle persone. Se si vuole ragionare si ragiona su tutto".

"L'azienda ad oggi ci ha messo al tavolo interlocutori che hanno assunto posizioni di condivisione e dopo meno di due ore hanno cambiato totalmente le intese: è inammissibile accettare un comportamento simile. Non si fanno così le trattative" tuona Francesca Melagrana, della FIM Cisl. "Oggi noi riteniamo che l'interlocutore che ci hanno messo al tavolo sia una persona non in grado di consentire un proficuo incontro successivo perché ogni qual volta che si chiude una trattativa e si raggiunge un punto di incontro è impensabile tornare a quel tavolo e dover fare passi indietro. Sono 9 incontri, 9 giornate, quasi tre mesi di trattativa: i lavoratori sono stanchi. Hanno bisogno di avere orari di lavoro chiari e precisi e non continuamente cambiati all'ultimo minuto con orari aggiuntivi e straordinari tali per cui non riescono a stare con le loro famiglie, non riescono a organizzarsi, portano stanchezza-psicofisica che si può tramutare in infortuni. E sono infortuni che l'azienda vuole gestire inserendo nel premio di risultato una penalizzazione per chi si fa male. In un contesto come quello descritto è inaccettabile. Non è in linea con la realtà dell'azienda perché tu stanchi i lavoratori e poi li punisci se, stanchi, si infortunano. E' follia".
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