La percezione di insicurezza nelle nostre città

Enrico Magni
L’intervento dell’influencer Chiara Ferragni sulla sensazione di insicurezza della città di Milano ha fatto reagire il sindaco manager Giuseppe Sala. Se la stessa considerazione fosse stata espressa da un qualsiasi cittadino della zona di Lambrate, il sindaco non si sarebbe scomposto. Eppure il problema esiste, basta leggere la semplice cronaca dei giornali e muoversi nella metropoli per percepire un certo disagio.
La percezione di insicurezza della città è una condizione causata, non solo dai reati reali o supposti che accadono; la percezione di insicurezza è dettata dalle condizioni in cui è tenuta la città, il contesto urbano. Mancanza di pulizia del verde, marciapiedi malconci, illuminazione scarsa, impalcature fatiscenti, disseminazione lavori di manutenzione, stabili semideserti, stabili abbandonati e mal curati, strisce pedonali invisibili, cartelli stradali instabili, cestini pieni, bottiglie di vetro sparse….tutto questo e non solo determina un imprinting insicurezza.
Non è solo una questione di arredo urbano, è anche come urbanisticamente la città è organizzata e distribuita: le città sono cresciute senza un criterio riguardante la sicurezza.
I primi studi della scuola sociologica e criminologica di Chicago evidenziarono che il fenomeno criminoso ricalcava l’organizzazione strutturale della città: più ci sia allontana dal centro e si va verso la periferia il crimine aumenta; in questo caso il crimine risponde a una dinamica centrifuga. Con alcune differenze strutturali da città a città si conferma questo doppio binario. La responsabilità è delle politiche urbanistiche, dei costruttori e degli architetti.
La città si cura partendo da una valorizzazione distributiva della popolazione e dei volumi di cemento.
Il nuovo piano regolatore della città di Lecco deve tenere presente la percezione della sicurezza del cittadino.
I disagi di insicurezza a Lecco sono fenomeni di tipo situazionale e avvengono prevalentemente in centro, non nelle periferie dormitorio della città costituita da vecchie municipalità: lì, difficilmente si registrano eventi situazionali di strada, sono i furti a destare insicurezza. Basta poco per mappare la sicurezza della città.
I fenomeni di disturbo, che producono insicurezza, avvengono in centro in aree ben delimitate in sincronia con eventi sociali ricreativi, spaccio, orario giornaliero e climatico.
La risposta degli amministratori è di una semiotica chiusura - presidio. Le chiusure di vie non servono a niente, anzi sono semantiche di insicurezza, involontariamente costruiscono delle mappe urbane insicure/sicure nella percezione mentale del cittadino. E’ lo stesso criterio di insicurezza a tenere i pochi giardini, parchi della città chiusi dentro mura, cancelli: è opportuno abbattere queste barriere e aprirli di giorno e di notte.
Più si costruiscono mappe sociali di divieti, limiti, più si genera, nella mente dei cittadini, una mappa mentale della città fatta di pericoli.
E’ indispensabile, per costruire una percezione di sicurezza della città, aprire il più possibile gli spazi, costruire ambienti accuditivi e accoglienti. Una città sicura è una città aperta al pubblico dalla periferia al centro o dal centro alla periferia. La presenza di sale cinematografiche pubbliche, spazi di incontro, piazze ludiche attrezzate per i bambini, ragazzi e adulti rendono la città più sicura.
La militarizzare del territorio, la chiusura degli spazzi pubblici, presidi permanenti o ricorrenti producono nella mente del cittadino insicurezza.
La costruzione di nuove abitazioni deve misurarsi con l’estetica ambientale, la percezione di sicurezza, il verde  non solo con posti macchina, parcheggi.  
Le città e il territorio danno la sensazione di abbandono: l’abbandono strutturale causa disagio sociale, incuria e violenza.
dr. Enrico Magni
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