PAROLE CHE PARLANO/83

ADOLESCENTI E ADULTI

I due termini probabilmente suscitano alla nostra mente la contrapposizione, non sempre pacifica, fra chi è in giovane età e chi invece ha raggiunto quella maturità che il periodo post-adolescenziale sembra garantire. Tuttavia, questa stessa considerazione sembra smentirci: è possibile che chi si ritiene maturo non trovi altra strada che il contrasto con i più giovani?
Non ci resta che affidarci all'etimologia per fare maggiore chiarezza. Per entrambi dobbiamo risalire al verbo latino adolescere, che significa crescere. Pertanto, il participio presente adolescente va usato per colui che sta crescendo, mentre il participio passato adulto per colui che è già cresciuto. A quanto pare, siamo nella stessa barca, ed è come se noi, persone che ci consideriamo mature, ci guardassimo nello specchio del tempo e vedessimo, magari con un pizzico tenerezza e comprensione, la nostra immagine riflessa e ringiovanita.
Tutto chiaro? Per niente, ci direbbero psichiatri e psicologi. Da un lato dovremmo chiederci se ritenersi adulto, cioè finalmente cresciuto (non nell'aspetto fisico), sia un bene; forse, eliminando le scorie della presunzione e dell'arroganza, sarebbe meglio impostare tutta la nostra la vita come un movimento continuo, durante il quale non smettere mai di crescere e di cercare di raggiungere la piena maturità. Dall'altro dovremmo domandarci se chi sta crescendo, quindi i nostri adolescenti, non abbiano bisogno di modelli seri a cui ispirarsi e non di adulti che, nostalgici e mai del tutto cresciuti, continuano all'infinito la loro fase di immaturità, alla ricerca dell'eterna giovinezza, rimanendo perennemente adolescenti.   



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Rubrica a cura di Dino Ticli
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