PAROLE CHE PARLANO/87

Fiasco

Di certo il fiasco è quel contenitore di vetro verdognolo, usato soprattutto per il vino, di forma ovale col collo lungo, ingrossato al bordo, caratterizzato da una protezione di paglia intrecciata. Quelli del chianti erano famosi e diffusi, tuttavia oggi se ne è persa, anche se non del tutto, la tradizione e la vendita.
Ma, come già evidenziato la scorsa settimana, le parole possono sfuggire dal loro ambito primario per assumere nuovi e inaspettati significati. Sappiamo bene, infatti, che quando un piano fallisce, un esame scolastico va storto e soprattutto quando uno spettacolo delude siamo soliti dire che sono stati un fiasco.
Il termine deriva dal gotico flasco, introdotto poi nell'Alto Medioevo in Italia come recipiente per il vino: ma da qui all'accezione di fallimento? Pare che nel 1681 l'attore Domenico Biancolelli, che recitava come arlecchino nella Commedia dell'Arte, non riuscendo a ottenere il riso e l'approvazione per un monologo da lui improvvisato attorno a un fiasco, al fiasco stesso attribuì la colpa del suo insuccesso: "È colpa tua se non mi applaudono" concluse, buttandolo via.
L'accezione di fallimento sembra che si sia poi rapidamente diffusa in ogni ambito artistico-teatrale e il termine fiasco è uno degli italianismi più usati nella prima metà dell'Ottocento in Europa, grazie alla fama di cui godeva l'opera italiana.   



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Parole che Parlano si prende ora una pausa, per ferie. Le uscite riprenderanno a settembre
Rubrica a cura di Dino Ticli
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