Lecchese: compilati circa 110mila 'modello 730', il reddito medio più elevato solo tra i 50-70 anni

Un reddito che comincia a essere decente arriva solo verso i 30 anni ed è dunque solo a questo punto che si può pensare ad avere davvero una vita indipendente, a metter su casa, a fare una famiglia. E’ uno dei dati che emerge dall’esame dei modelli 730 elaborati dal centro di assistenza fiscale della Cgil ed è uno dei dati si quali il segretario generale della Camera del lavoro lecchese invita a una riflessione serie, lasciando da parte tutte le polemiche dei mesi scorsi sui giovani che non vogliono lavorare perché preferiscono sopravvivere con il reddito di cittadinanza: «Perché la realtà è che anche chi lavora rischia di essere povero».

Marco Pedretti

Di questo e altri dati si è parlato nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato l’amministratore delegato del Caaf-Cgil lombardo Marco Pedretti, il responsabile del Caaf lecchese Massimo Cannella e appunto il segretario Riva. E’ stata l’occasione per fare un bilancio della cosiddetta “campagna fiscale”, vale a dire delle dichiarazioni dei redditi presentati dai cittadini proprio attraverso i centri di assistenza fiscale (Acli, Cisl e Cgil fanno la parte del leone) e per la quasi totalità si parla di “modelli 730”: circa 110mila complessivi nella provincia lecchese attraverso 54 sportelli, dei quali 27mila quelli elaborati dalla Cgil nei suoi 17 centri territoriali. E altro numero significativo, su una popolazione provinciale complessiva di 340mila lecchesi (compresi anche gli infanti) sono circa 120 mila i cittadini iscritti alle varie organizzazioni che forniscono servizi non solo fiscali, «uno su tre – il commento – e per quanto ci riguarda, 44mila sono iscritti alla Cgil, uno su sei». A testimoniare la presenza di una forte richiesta di assistenza.
E, del resto, anche sul versante fiscale, la gran parte dei contribuenti preferisce rivolgersi ai centri specializzati al “fai da te” e al modello precompilato che nell’ultimo anno ha fatto registrare una lieve flessione.

Massimo Cannella

A pesare anche le richieste di rimborso per i vari interventi di ristrutturazione edilizia, risparmio energetico e per i mutui per la prima casa, tutte pratiche complicate che richiedono di allegare una documentazione articolata. Anche su questo fronte, la presentazione delle dichirazioni dei redditi offre alcune chiavi di lettura: «Per esempio – dice Cannella – che il sistema dei rimborsi da parte dello Stato ai cittadini sta funzionando, considerato che l’80% dei contribuenti che si è rivolto ai nostri sportelli è in credito».
Quest’anno sono state infatti poco più di 12mila le dichiarazioni che prevedevano la richiesta di rimborsi per interventi di ristrutturazione contro le 15mila senza richiesta.
L’aspetto più drammatico, comunque, è appunto quello dei bassi redditi per i giovani. Per i contribuenti tra 21 e 30, il reddito lordo è di 17 mila euro ed è nella fascia d’età tra i 30 i 40 anni che il reddito medio lordo sale a 22mila euro. Non può quindi sorprendere il fatto che lo scorso anno sia stato contratto un mutuo per l’acquisto della prima casa tra i 30 e i 36 anni. «Ma anche – aggiunge Cannella – tra i 50 e gli oltre 60 anni, particolare che andrebbe approfondito». Probabilmente non a caso, considerato che è proprio tra i 50 e i 70 anni che il reddito medio è ai livelli più alti, attorno ai 27 mila euro.

Diego Riva

Si tratta di indicatori utili per definire le politiche che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi sull’utilizzo del cosiddetto Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Unione europea) ma anche di tassazione: «Siamo contrari alla flat tax – ha sintetizzato Riva – perché è un’altra maniera di sgravare i redditi più alti e pesare su quelli più bassi che già ci dicono come le persone continuano a essere più povere».
D.C.
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