Perledo: trovato in un dirupo il corpo del cuoco scomparso da giorni

Alberto Ongania

Alla fine il corpo di Alberto Ongania, il cuoco 53enne di cui si erano perse le tracce dall'11 novembre scorso, non era poi nemmeno tanto lontano da casa: la salma dell'uomo - uscito di casa, come era solito fare, per una passeggiata e non più tornato sui propri passi - è stata individuata e recuperata nella mattinata odierna circa trenta metri sotto il piano viario della strada che da Perledo sale a Esino, la stessa lungo la quale lo aveva notato l'autista di un bus di linea che, con la sua dichiarazione, aveva rimesso in moto le ricerche "ufficiali", interrotte per assenza di riscontri dopo i primi giorni per poi riprendere anche nella giornata di ieri, quando sono nuovamente stati fatti levare in volo i droni in uso ai Vigili del Fuoco per una ricognizione aerea a vasto raggio.

Quest'oggi, come detto, la macabra scoperta ad un centinaio di metri dal belvedere di località Bologna. Spente così le speranze di ritrovare Alberto in vita, con il fratello Renato che solo un paio di giorni fa di era rivolto anche alla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" per ribadire la necessità, già espressa scrivendo perfino al Presidente della Repubblica, di rivedere la Legge sulla Privacy che non ha consentito di accedere ai tabulati telefonici dell'utenza in uso allo scomparso.

"Alberto - spiega Renato Ongania - è stato trovato morto con accanto il suo telefono cellulare. Ora che non c'è più da rispettare la legge sulla privacy, mancando il requisito della soggettività portatrice di diritti, ci auguriamo che le Istituzioni, con un guizzo di intelligenza, possano ottenere i dati telefonici, utili a comprendere la dinamica dell'incidente. Da cittadino ho chiesto al Ministero degli Interni di avviare un processo di revisione dei protocolli di soccorso, per evitare altri omicidi di Stato. Ho chiesto di indicarmi anche una testa da sacrificare, quella a cui chiedere le dimissioni. Forse mio fratello poteva essere soccorso entro le 48 ore se si fosse applicata una grammatica intelligente di accesso ai dati telefonici. Trasformiamo questa tragedia in un processo di riforma legislativa. Ovviamente si dirà che tutti hanno rispettato la legge, e paradossalmente è anche verissimo. Come è verissimo che la legge è stata scritta per iper tutelare un diritto (privacy) e soffocarne un altri (diritto alla vita, alla sicurezza, alla protezione). Tra una settimana celebreremo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Guardiamo in faccia i politici che lo faranno, a loro dobbiamo appellarci. Il punto - esplicita anche meglio Ongania - è che il rispetto della legge non ha coinciso con il fare la cosa giusta: aver accesso ai dati telefonici entro le 24-48 ore dalla denuncia al 112 avvenuta sabato 12 novembre, prima delle 20".
Nel momento del dolore, "la famiglia ringrazia coloro che 'miracolosamente' hanno individuato il punto da ispezionare dopo tre settimane dalla scomparsa di Alberto ed è grata a coloro che hanno rischiato, ancora una volta alla cieca. Per superare la cecità delle istituzioni ora c'è il Comitato Alberto, per aggiustare la legge sulla privacy. Hanno aderito 4 senatori".

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