Carcinoma alla cervice uterina: l'ASST di Lecco hub per il nuovo screening molecolare. 'Donne, aderite'

La scelta dell'8 marzo quale data per la presentazione pubblica di un'iniziativa in realtà già avviata da qualche mese – con 50.000 lettere già inviate, ottenendo “risposta” da metà delle contattate – non è certo casuale: l'ASST di Lecco celebra le donne sensibilizzandole ad aderire ad una “campagna” dedicata loro. Lanciato, su indicazione di Regione Lombardia, infatti, un nuovo screening molecolare per il carcinoma della cervice uterina. Il target è rappresentato dalle esponenti del gentil sesso, di età compresa tra i 25 ed i 64 anni, per complessive 327.973 donne residenti nei comune afferenti all'ATS della Brianza e ulteriori 40.000 nell'area di competenza dell'ATS della Montagna, un ampio bacino dunque che avrà in ASST di Lecco il proprio hub di riferimento.

Paolo Favini

“Il occasione delle festa delle donna – ha detto il direttore generale Paolo Favini – abbiamo pensato a un piccolo presente per le donne del nostro territorio. Festeggiamo presentando un progetto di screening attivo a chiamata di assoluta importanza per la prevenzione reale per il cancro del collo dell'utero. Obiettivo prioritario dello screening è il raggiungimento di livelli elevati di copertura della popolazione femminile, con un metodo che garantisca ottima sensibilità, grande specificità e maggiore appropriatezza degli esami di approfondimento per evitare esami inutili, che generano ansia ingiustificata alle pazienti e ai fini del risparmio in termini di spesa sanitaria  e del mantenimento del rapporto costo/efficacia. L'organizzazione è quantomai complessa: prevede un'equipe transdisciplinare, comprendente le due ATS, i servizi informatici, la rete dei 36 consultori, i laboratori di Microbiologia e di Anatomia Patologica e le equipes di Ginecologia. Grazie davvero alla dottoressa Cristina Riva che da cinque anni conduce con professionalità e passione la struttura complessa di Anatomia Patologica e Istologia Patologica e coordina ora il nuovo screening molecolare”.

 

Cristina Riva

Proprio a quest'ultima il compito di chiarire la “rivoluzione” legata alla campagna ora in atto. “Vorrei partire da lontano, per farvi capire la portata del progetto” ha dunque esordito, tornando agli anni '40 del secolo scorso quando, in America, un medico greco raccogliendo delle cellule di proprie pazienti su un vetrino ideò quello che oggi conosciamo come il pap-test, avviando un percorso che ha indubbiamente portato ad una drastica diminuzione dell'incidenza e della mortalità per carcinoma della cervice uterina e alla raccolta di una mole gigantesca di dati che ha consentito, tassello dopo tassello, di comprendere sempre meglio questo tumore che oggi tutti sappiamo essere legato al papillomavirus umano. Ciò ha aperto a nuove opportunità di prevenzione: in particolare la prevenzione primaria tramite il vaccino e la prevenzione secondaria.

Silvia Tonolo

“La maggior parte delle infezioni da HPV è transitoria; il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare l’effetto patogeno. La persistenza dell’infezione è la condizione necessaria per l’evoluzione verso il carcinoma” ha aggiunto la collega Silvia Tonolo, Direttore della Microbiologia e Virologia dell'ASST di Lecco. “Fino a poco tempo fa l’unico modo per prevenire il tumore della cervice era attraverso il pap test. Data l’eziologia virale del carcinoma, oggi esiste un’ulteriore possibilità di prevenzione ossia lo screening con il test HPV DNA. Si tratta di un test molecolare che ricerca il DNA di HPV oncogeni ad alto rischio a partire da un prelievo di cellule cervicali. L’esame è altamente automatizzato e sicuro. Esiste ormai una chiara evidenza scientifica che uno screening eseguito con il test molecolare sia più efficace dello screening basato sul pap test, poiché in grado di rilevare la presenza del virus, quindi l’infezione, prima della comparsa delle alterazioni cellulari”.
E' stimato infatti che passino ben 5 anni dall'infezione alla comparsa delle lesioni.

“Questa modalità di screening – ha sottolineato ancora la dottoressa Riva – rappresenta un cambiamento epocale poiché dal metodo tradizionale del pap test si passa, nella maggior parte dei casi, alla ricerca del virus in prima battuta. La citologia viene allestita su “strato sottile” solo in donne positive all'HPV. Ciò comporta un approccio differente alla lettura microscopica del preparato”.

Antonina Ilardo

Insomma in prima battuta si cerca il virus, in caso di riscontro positivo – lo stesso campione, senza necessità dunque di ripetere il prelievo, viene mandato dal laboratorio di microbiologia ad Anatomia Patologica per la lettura al vetrino. La doppia “positività” fa scattare la segnalazione alla Ginecologia, con invio diretto – come tenuto a sottolineare dalla dottoressa Antonina Ilardo, responsabile della Medicina Preventiva nelle Comunita' in ATS Brianza – della paziente, per l'approfondimento diagnostico tramite la colposcopia ed una eventuale biopsia, a cui segue il trattamento chirurgico laddove necessario, come aggiunto dal dottor Antonio Pellegrino, direttore della struttura.

Antonio Pellegrino

Lo stesso, ricordando come 7 donne su 19 incontrano l'HPV nello loro vita sessuale, ha sottolineato come implementare la prevenzione del tumore alla cervice uterina sia di fondamentale importanza. Anche perché “se da noi arriva una lesione precancerosa, possiamo preservare anche la fertilità. Quando arriva il cancro clinico, possiamo curarlo ma ciò comporta chirurgia, chemioterapia, radioterapia...”.

Vaccino e screening, le armi per prevenire questo tumore. Con numeri, in entrambi i casi, da incrementare.
Da qui l'appello alla popolazione femminale.
Per aderire alla campagna lanciata da Regione Lombardia, una volta ricevuta la lettera di “invito”, basta presentarsi in consultorio il giorno indicato (o in caso di impossibilità, fissare un nuovo appuntamento). Il servizio è gratuito.
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