Il Ministro che prima premia i libri e poi, forse, li leggerà

Enrico Magni
Il Ministro della kultur di questo paese, Gennaro Sangiuliano, con il prefisso San nel cognome, è una persona protetta da San Gennaro perché mai pensava di diventare, un giorno, Ministro. E’ stato un miracolo, c’è voluto un colpo di reni per passare da direttore del Tg 2 a quello di Ministro. Una cosa è certa, mai disperare, c’è sempre un santo protettore come l’angelo custode, c’è sempre il colpo di culo, e bisogna essere leali, sinceri e credenti nella fiamma tricolore che arde nel cuore.

L’uomo si dà arie di saccente, attento all’arte, alla letteratura, alla saggistica a tutto ciò che ruota nel mondo della cultura e, essendo basso e rotondetto, appena un microfono si avvicina alle labbra, si mette in posizione da corazziere, spalanca gli occhi, alza la testa e con aria di sfida affronta l’interlocutore. E’ la fotocopia di Renato Rascel quando canta Il Piccolo Corazziere: "Mamma ti ricordi quando ero piccoletto,/ che mi ci voleva la scaletta accanto al letto,/come son cresciuto mamma mia devi vedere.../
figurati che faccio il Ministro della kultur/…

L’uomo legge un libro al mese. Confessa con un’aria da pulcino, dopo aver votato i testi in gara al Premio Strega 2023 di averli sfogliati come si sfogliano le brioche o le fettuccine alla romana: buone!

Insieme al grande Sgarbi è il carciofo più importante della kultur egemonica della destra.

Gli spettri, che si muovono all’interno del mausoleo del Vittoriale a Gardone Riviera, raccontano che le ossa di Gabriele D’Annunzio siano in uno stato di agitazione e che nemmeno una soluzione abbondante di valium sia in grado di calmarli: povere ossa, che tristezza!

Per fortuna, in questa penisola multipla, diversa, con i suoi difetti, con i suoi idiomi, borghi, angoli, isole piccole e grandi, con odori d’ulivo, noce, uva, basilico, rosmarino, ci regala una realtà molto lontana dalla supposta egemonia.

E’ successo al Premio Strega 2023. Il primo premio è stato dato ad Ada D’Adamo con Come d’aria.

Se fosse in vita il filosofo Marsell Mauss direbbe che la giuria ha compiuto un atto catartico trasformando il premio in dono.  Per Mauss il dono rappresenta il “fatto sociale totale” che è un elemento specifico di una cultura che pone l’individuo in relazione con gli altri appartenenti alla stessa cultura e permette di leggere le diverse componenti della società.

Come d’aria è un testo che va letto da soli in silenzio in una stanza, va ascoltato, assaporato per sentire ciò che lievita dalla scrittura perché svela l’esistere, l’esistenziale. E’ una storia vera, una storia che incontriamo tutti i giorni quando incrociamo la disabilità o l’impossibilità all’interno degli ospedali quando ci strusciamo con anime senzienti che soffrono e percepiscono l’imbrunire della sera.  

Come d’aria è una scrittura che odora di donna, di femminile; le sensazioni, le descrizioni, i vissuti sono leggeri, morbidi, sottili, si muovono sottopelle, volteggiano attorno alle parole, alle frasi, agli spazi bianchi. Ada D’Adamo ha dato voce, forma, testimonianza a tutte le persone che condividono o convivono una condizione permanente di fatica nel coniugare il proprio corpo malato con il corpo inabile di una figlia.

Ada D’Adamo, con pacatezza, dolcezza, distacco, richiama i medici, gli operatori ad ascoltare le sofferenze di quei corpi che abitano involontariamente la casa della cura e della sofferenza. Per altri motivi, Ada D’Adamo, sempre con leggerezza e distacco, dopo quarant’anni dall’introduzione della Legge 517 del 1977 che abolì le classi differenziali dando l’accesso alle disabilità nelle classi normali, evidenzia le discriminazioni nei confronti degli inabili da parte della scuola.

Ada D’Adamo affronta anche la sofferenza esistenziale dell’aborto e l’importanza e il diritto di scegliere.

Ada D’Adamo non ritirerà il premio Strega 2023.

“Dove tracciare la linea di confine tra la vita e la morte? In dialogo con Silvia Ronchey, James Hillman, ormai vicino alla fine, ma «a occhi aperti: restando pensante, o senziente, e soprattutto veggente», prova a dare una risposta. «E’ nel parlare? E’ nel respirare? O in che cos’è? Questa è la domanda».

Morire, dormire/Niente altro”.
dr. Enrico Magni
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