PAROLE CHE PARLANO/146

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Bàlia e balìa

Essere in balìa della bàlia. Questo banale gioco di parole nasconde in realtà una storia interessante che accomuna entrambi i termini.

Diciamo subito, suscitando forse un pizzico di meraviglia, che hanno la stessa etimologia. Il termine latino da cui provengono è bāiŭlus cioè portatore, facchino, da cui deriva anche il nostro vocabolo balivo (o il meno usato baglivo), che nel Medioevo era un alto funzionario rappresentante dell'autorità politica o della magistratura con poteri dittatoriali.

Tuttavia, mentre bàlia deriva direttamente dal latino bāiŭla (femminile di bāiŭlus), il termine balìa lo abbiamo reintrodotto in Italia dalle parole francesi baillie e bail, governatore.

Essere in balìa di qualcuno o di qualcosa (di un’autorità, dei sentimenti, delle passioni, degli eventi, delle onde) vuol dire avere perso la propria autonomia e libertà di scelta ed essere in totale soggezione.
E la bàlia, che tanto si prodiga e si prende cura del neonato? Chi può negare che un bimbo così piccolo non abbia l’assoluta necessità di essere nutrito, curato, portato tra le braccia perché non ha la minima autonomia? Ecco perché è davvero in balìa della propria bàlia.

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