Valmadrera: ricordi del magico Natale di 35 anni fa in Libia grazie al presepe di Stanzione

In questi giorni sospesi tra Capodanno e l'Epifania che, si sa, tutte le feste poi porta via, c'è tempo anche per rispolverare ricordi. Il valmadrerese Peppino Boccardo, volto noto in città e non solo - a Malgrate, per esempio, per quattro anni ha gestito il bar del Porto, punto di riferimento per la frazione - dopo aver atteso il 25 dicembre realizzando, come tutti gli anni, nuovi presepi da esporre o semplicemente da donare a parenti e amici, ha ritirato fuori da un ideale baule delle cose a lui più care una rappresentazione della Natività con una storia che potrebbe benissimo apparire come una favola di Natale.
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Peppino Boccardo con il libro del geometra Stanzione
"Me l'ha affidata anni fa il compianto geometra Roberto Stanzione. "Peppino, tu ne farai buon uso" mi disse, lui che, quanto a idee politiche, era lontanissimo da me. Io l'ho conservata con cura, portandola solo lo scorso anno a una mostra presepi a cui partecipo sempre, ma, senza una spiegazione, non è chiaramente stato capita". Ed in effetti la composizione in sé è originale ma a renderla unica è ciò che vi sta "dietro". La storia da favola di Natale, a cui accennavamo per l'appunto prima.
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Il geometra Roberto Stanzione, ad una cerimonia per il Giorno del Ricordo
A raccontarla è direttamente il protagonista, Roberto Stanzione, mancato a 89 anni nel maggio del 2019, in un testo consegnato a Boccardo - e dallo stesso poi risistemato e ribattuto a computer - insieme al librone che contiene quel presepe che il geometra - presidente e tra i fondatori tanto del CNGEI Scout di Valmadrera tanto dell'Associazione Comunità Lecchese Esuli Giuliano-Dalmati - si è premurato di lasciare in buone mani. E già perché la Natività di cui stiamo parlando sta tutta in un grande volume dalle pagine cartonate, acquistato dal tecnico, già esule dopo la seconda guerra mondiale, in un negozio di Lecco prima di ri-partire, per lavoro, per la Libia.
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Parte del presepe assemblato

Era il 1988. E il Natale era ormai vicino. Stanzione l'avrebbe passato lontano dalla propria famiglia, in un Paese che in quei giorni non si sarebbe fermato, non riconoscendo chiaramente una festa non "sua". "Riuscii - si legge negli appunti - almeno in parte a viverlo come lo ricordavo, quando i miei figli erano piccoli, e lo animavano con la gioia dell'attesa e l'atmosfera classica della Vigilia ci compensava, noi genitori, dei sacrifici di tutto l'anno".
Per tempo si era organizzato infatti per celebrare il 25 dicembre con i vicini, una famiglia di polacchi - padre e madre entrambi medici "arruolati" dal Governo in un pronto soccorso locale, due figli piccoli - dirimpettaio nel villaggio turistico della Sirte dove alloggiava. Per il piccolo aveva acquistato una Ferrari da corsa, per la bimba invece una bambolina allora di moda. Ma non furono i regali, come nemmeno la tazza di caffè bevuta poi in compagnia - essendo gli alcolici vietati - a unirli, in quella inusuale Vigilia, culminata in una cena comunitaria con lo strudel preparato dalla dottoressa con la marmellata di arance fatta dal valmadrerese. Fu il presepe, seppur illegale, come del resto qualsiasi effige di altra religione, immaginette del Papa incluse.
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Il retro del libro, stampato proprio nel 1985
"Come far passare l'articolo "presepe" in dogana? Come non far sorgere sospetti nei doganieri attenti specie con noi italiani, dubbiosi per le nostre mille fantasie, sempre capaci di glissare le loro regole?” si era chiesto, prima del viaggio la voce narrante di questa storia.
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Due "pagine" con le statuine da staccare e assemblare poi con le relative basi

“A Lecco acquistai un librone, formato 70x40 centimetri, con diverse pagine in cartoncino nelle quali erano inserite le classiche figure del presepe, intagliate e sagomate, congeniate in modo da poter essere estratte e essere montate su dei supporti per così costruire, con un po' di fantasia, un buon quadretto a contorno agreste e con riferimenti specifici: pastori, greggi, dromedari, animali da cortile e naturalmente la sacra famiglia, con i tre Re Magi tutti nei classici costumi mediorientali. La fortuna volle - aggiunge ancora Stanzione - che l'ideatore del "libro-presepe" fedele alla tradizione e alla terra della Natività, aveva riprodotto il tutto con cenni in copertina a vivi colori a personaggi classici della terra palestinese... All'occhio arguto dei doganieri non era sfuggito l'involucro fuori valigia, portato come bagaglio a mano ma, dalle esteriori sembianze, si erano quasi compiaciuti che io portassi con me figure e riferimenti propri del contado arabo mediterraneo e quindi nulla avevano eccepito... Preparai il prese in camera, posto su una cassapanca ai piedi del mio letto e con qualche accorgimento elettrico diedi all'originale montaggio una caratteristica ombreggiatura... Il quadretto fece un grande effetto perché i due bambini degli amici polacchi ne rimasero estasiati e nella loro semplicità sorretti dalla madre recitarono una loro preghiera e poesia natalizia. Tra l'altro - ha lasciato ancora scritto, nei suoi ricordi, il valmadrerese - fui fortunato perché il personale delle pulizie, essendo costituito da filippini, di religione cristiana, si guardò bene dal riferire oltre, sul mio presepe. Dovetti però fare qualche dono natalizio extra", scriveva Stanzione, strappando, dopo anni, ancora un sorriso.
A.M.
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