Galbiate: Micciché racconta la sua vita da giovane autrice

“Nulla è impossibile”. Mentre osservava a volte il pubblico e a volte i libri poggiate sul tavolo di fianco, Elisa Miccichè ripeteva queste parole come un mantra. “Nulla è impossibile”.
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È la convinzione di Brenda, uno dei personaggi de “I ragazzi della Rosa”, il ciclo di romanzi avviato dalla quattordicenne residente a Colle Brianza. A ottobre dello scorso anno è uscito “Le ombre di Lakedale”, il secondo volume della saga. “I genitori di Brenda muoiono in un incidente e a lei rimangono solo delle stoffe. Il mio personaggio preferito però è Amos, un combattente coraggioso che non ha paura di nulla e di nessuno” ha aggiunto la giovane autrice rivolta al pubblico giunto presso la biblioteca di Galbiate per ascoltarla.  
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Nello sguardo della liceale, studentessa di liceo linguistico al Bachelet di Oggiono, si poteva scorgere tutta la “travolgente autenticità” di una fantasia in pieno sviluppo e di una creatività fervida e instancabile. “Ho iniziato a scrivere quando ero in quinta elementare. In tutto avrò composto nove libri. Di questi quattro sono legati alla saga dei ragazzi della rosa: i due già pubblicati, un terzo e poi un prequel incentrato su uno specifico personaggio. Su questi ci sto ancora lavorando” ha proseguito Miccichè. “Tuttavia, sperimento anche altri generi oltre al fantasy. Ora, per esempio, sto scrivendo un libro sulle leggende popolari per il quale mi sono dovuto documentare a lungo”.
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Il legame con le vicende di Amos, Rose, Brenda e gli altri personaggi del fantasy appare però indissolubile. “L’ispirazione per il primo libro l’ho avuta ascoltando una canzone de “La bella e la bestia”, un brano che mi ha letteralmente trasportato in un altro mondo. Nonostante le idee iniziali, però, i personaggi si sono sviluppati piano piano. Li ho conosciuti davvero solo mentre scrivevo le loro avventure” ha aggiunto l’autrice. “Come accade spesso, con il tempo il testo è diventato uno specchio di chi lo ha scritto. Ho inserito tante mie passioni, per esempio quella per il tiro con l’arco”. La vita da scrittrice, però, non è solo un puro esercizio di immaginazione e intelligenza umana. È anche il confronto con gli altri, ovvero i familiari, gli amici e i lettori. “All’inizio a scuola non parlavo con nessuno dei miei romanzi. Provavo una sorta di vergogna. Piano piano ho superato questa paura ed è stato bello. Tanti miei amici e compagni di classe hanno iniziato a sostenermi” ha spiegato Miccichè.
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L’energia dei suoi libri ha presto trasportato la giovane autrice dai primi semplici firma copie al Salone del Libro di Torino. “A Torino c’era un’atmosfera frenetica. Dovevo attirare l’attenzione e coinvolgere persone che erano lì per vedere gli autori di bestseller. Grazie a quell’esperienza ho avuto la possibilità di conoscere diversi scrittori esordienti che mi hanno insegnato molto” ha sottolineato la Miccichè. “La cosa più bella però è senza dubbio il dialogo con i lettori. A Torino, così come in altri eventi a Pescara o a Firenze, ho incontrato bambine che condividevano il mio stesso sogno di fare la scrittrice. Alcune di loro mi hanno abbracciato. Sentivo che c’era una connessione ed è stato molto bello”.
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