CISL: no alla privatizzazione delle poste, timori anche nel lecchese

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“La privatizzazione di Poste Italiane può compromettere il futuro dei servizi offerti ai cittadini, facendo venir meno i servizi pubblici essenziali”. Queste sono le preoccupazioni espresse dalla segreteria Slp Cisl di Lecco come conseguenza del progetto di privatizzazione di Poste nel territorio lecchese.
pacificoposte.jpg (70 KB)Il perché un’azienda come Poste Italiane sia “appetibile” per il mercato finanziario è presto detto: bilanci in attivo, 12 miliardi di euro di ricavi, utile netto 2023 a 1,9 miliardi di euro e un dividendo per azione pari a 0,8 euro. Il Governo ha deliberato la privatizzazione di una quota dell’azienda che secondo il sindacato “potrebbe prefigurare la riduzione dei presidi territoriali della attuale rete, con la chiusura di uffici considerati poco redditizi, contraendo sensibilmente la possibilità di accesso al servizio universale” secondo quanto spiegato da Slp Cisl.

“La preoccupazione che abbiamo è che si vada verso possibili scalate finanziarie da parte di grandi investitori esteri” spiega Antonio Pacifico, responsabile Cisl per il settore postale lecchese. Una scalata che potrebbe portare “alla completa uscita dello stato compromettendo la copertura e la capillarità della rete posta e dei servizi presenti anche nei paesi più piccoli del nostro territorio” spiega Pacifico.

Attualmente il capitale azionario di Poste Italiane è detenuto da Cassa Depositi e Prestiti per una quota pari al 35%. Una quota di poco inferiore al 30% e detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Altri investitori istituzionali raggiungono il 23%, mentre gli investitori individuali superano di poco l’11%.

“A finire sul mercato azionario dovrebbe essere la quota del Mef” spiega Pacifico chiarendo quelli che sono i rischi conseguenti: “il possibile venir meno della missione sociale di Poste attraverso il progetto Polis”. Progetto che mira a “semplificare la vita dei cittadini nei centri più piccoli e meno raggiungibili” come si legge nei documenti.

All’atto pratico – teme il sindacato – un investitore non istituzionale e puramente finanziario potrebbe non avere interesse nel mantenimento nei piccoli comuni di uffici, sportelli e servizi, come quelli di cittadinanza digitale, ma anche di recapito.

“La paura – spiega Pacifico – è che si vada verso logiche private e non di interesse pubblico, con una contrazione della capillarità degli uffici postali e degli organici a tutto tondo”. Attualmente nel territorio della provincia di Lecco sono presenti circa 90 uffici. Quelli nei centri più piccoli - secondo il sindacato – potrebbero non interessare ad un eventuale investitore finanziario e quindi andare verso ulteriori ridimensionamenti.

Un altro grande fattore di preoccupazione riguarda il personale. “Le persone che sono andate progressivamente in pensione non sono state rimpiazzate in modo equivalente quindi, a macchia di leopardo, si sono verificate delle carenze di organico” spiega il responsabile del settore Poste di Cisl.

Numeri alla mano – secondo il sindacato – negli uffici postali della provincia lecchese mancherebbero circa 30 dipendenti fra impiegati e direttori. “Si tratta – spiega Pacifico - di una tendenza iniziata durante il periodo del Covid, quando si doveva far fronte alle assenze dovute alla malattia. Nel momento in cui l’emergenza sanitaria si è conclusa questi uffici non sono più stati ripristinati come in precedenza”.

“Il servizio si è già ridotto e la paura, come sindacato, è che con una privatizzazione si vada a ridurre ulteriormente” sottolinea. Infatti, secondo la Cisl, un eventuale operatore finanziario privato non sarebbe interessato a mantenere sportelli presenti in modo capillare e servizi utili ai cittadini ma non redditizi dal punto di vista economico e finanziario.

“Pensiamo ai costi del servizio di recapito della posta nell’alta Valsassina” ricorda Pacifico. “Un operatore finanziario – prosegue – potrebbe andare a privilegiare servizi come quelli assicurativi e del settore bancario, andare a massimizzarli a scapito di altri come il recapito postale”.

Fra i servizi che potrebbero non interessare - secondo il sindacalista - vi potrebbero essere anche alcuni come lo Spid, i certificati comunali, i permessi di soggiorno, il nuovo servizio passaporti.

“Ci stiamo muovendo a tutti i livelli con Regione, nel mondo politico nazionale, anche con audizioni alle Camere dei rappresentanti di tutte le sigle sindacali, esprimendo la nostra contrarietà e preoccupazione di fronte a questo progetto di privatizzazione” conclude il responsabile di Cisl.

L.A.
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