Test per Magistrati: è una forma di controllo, un uso improprio del MMPI. Ministro, meglio subire una ingiustizia che compierla

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Enrico Magni
In merito, in merito a che cosa? In merito alla questione dei test psicoattitudinali da somministrare ai magistrati: proposta dell’attuale Ministro della Giustizia Carlo Nordio ex magistrato in pensione.

Il futuro magistrato, oltre agli esami riguardanti la preparazione giuridica, per essere idoneo, deve sottoporsi a un test psicologico definito psicoattitudinale.

Si sussurra, si mormora, si discute, si ironizza nei veri dibattiti televisivi, giornalistici che il test sia il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI). Non è un test attitudinale.
I test attitudinali servono a misurare le capacità linguistiche, matematiche, il quoziente intellettivo e molti altri aspetti funzionali della persona; la batteria dei test attitudinali valuta le competenze ipotetiche o reali della persona. Non esistono test specifici per misurare le competenze riguardanti l’uso appropriato della norma giuridica.

Il Minnesota rientra nella batteria dei test di personalità. Il primo MMPI (USA 1942) è composto da 567 item (affermazioni); a ogni item corrisponde una risposta: vero o falso. É stato tradotto in varie lingue ed è possibile riscontrare delle differenze linguistiche, culturali e antropologiche. Va sempre preso con le pinze. Ci sono delle buone traduzioni. È un test che è stato ridotto (MMPI-2 ridotto) negli anni novanta e computerizzato. Il test somministrato alla persona è elaborato da un software. In commercio ci sono diversi tipi di software confezionati da psicologi e istituti universitari. L’interpretazione psicometrica cambia in merito all’analisi delle dieci scale personologiche, più tre scale di validazione.

Le tre scale di validazione sono: menzogna, controllo, atipia. Le dieci scale cliniche sono: 1-Ipocondria; 2-Depressione; 3-Isteria; 4-Deviazione Psicopatica; 5Mascolinità/Femminilità; 6-Paranoia; 7-Psicoastenia; 8-Schizofrenia; 9- pomaniacalità; 10-Introversione sociale.
Insomma, le scale non sono proprio delle caramelle. Ogni scala, per essere considerata patologica, deve superare un certo punteggio; inoltre le scale indicative si possono raggruppare per un’ulteriore valutazione. Il professionista specializzato a somministrare il test è lo psicologo, non lo psichiatra o il medico. È un test complesso, semplice e comodo. É un test di personalità che descrive il profilo personologico della persona, è usato in vari ambiti.

A livello clinico il test MMPI (intero o ridotto) è sempre integrato con altri test proiettivi o psicometrici che servono (retest) per validare o invalidare il profilo di personalità. La validazione è sempre fatta dallo psicologo con colloqui clinici. La diagnosi di personalità è complessa e articolata.

Il test psicometrico è già in uso per Carabinieri, Polizia, Esercito e Guardia di Finanza (D. M 30 giugno 2003 n.198). Essendo portatori di arma da fuoco la valutazione dell’idoneità psichica è costituita dalla batteria di test, da un questionario anamnestico, da un questionario di personalità tarato per la misurazione delle personalità patologiche, da un reattivo proiettivo e da eventuali altre scale di valutazione più specifiche per la misurazione di peculiari aspetti psicologici. Alla conclusione diagnostica si giunge attraverso la valutazione complessiva dei risultati delle indagini testologiche e cliniche emerse dai colloqui.

In sostanza, il discusso, irrisorio test Minnesota nei salotti televisivi e dai media non c’entra nulla con il concetto attitudinale. É un testo che descrive una presunta patologia.
La questione del test è una pura mascheratura, le argomentazioni addotte sono fasulle perché il test non misura le competenze ma svolge una valutazione della persona in un ambito che non è sanitario. É un uso improprio dello strumento e non risponde al quesito che coinvolge la qualità della professione. É una forma di controllo. Caro Ministro comunque: accipere quam facere praesta iniuriam – è meglio subire un’ingiustizia che compierla – (Cicerone)
Dr. Enrico Magni, psicologo e giornalista
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