Calolzio, omicidio in stazione: inizia il processo. A giudizio per maltrattamenti anche i genitori della vittima

Si aprirà la prossima settimana, al cospetto della Corte d'Assise di Como - competente anche per la provincia di Lecco - il procedimento penale a carico di Haruna Guebre, il 25enne, originario del Burkina Faso, accusato di aver assassinato a sangue freddo il connazionale Malcolm Mazou Darga lo scorso 30 agosto sulla banchina tra i binario 2 e 3 della stazione ferroviaria di Calolziocorte.
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Il luogo dell'omicidio e, nel riquadro, la vittima
Il giovane - assistito dagli avvocati Marilena e Ilaria Guglielmana - dopo aver scelto la linea del silenzio rifiutandosi di rispondere, in sede di interrogatorio di garanzia, al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecco, alla chiusura dell'inchiesta a suo carico ha optato per non chiedere l'abbreviato, affrontando così il dibattimento al cospetto di una giuria mista, con giudici dunque togati e giudici popolari chiamati a vagliare le prove introdotte dalla pubblica accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, titolare del fascicolo, nonché dai suoi legali, convinti, forse, di poter alleggerire una posizione evidentemente pesante. 
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Il tribunale di Como, sede della Corte d'Assise

Per futili motivi, stando all'impianto accusatorio, l'imputato quel pomeriggio dopo aver raggiunto il conoscente presso lo scalo ferroviario di Calolzio - paese dove la vittima viveva da poco, a seguito del trasferimento da Airuno - avrebbe sferrando al suo indirizzo almeno un paio di coltellate, all'altezza del femore e del petto, risultate poi fatali. 
Allontanatosi dai binari, lasciando il 23enne in una pozza di sangue, Haruna Guebre, operaio in un'azienda di Calolzio, era stato poi rintracciato l'indomani a casa della fidanzata a Oggiono, dove si era rifugiato (e dove poi è stato rinvenuto anche dell'hashish oltre a 4.300 euro). E' ancora detenuto in carcere a Monza, in attesa della celebrazione del processo che, come anticipato, si aprirà la prossima settimana.
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Il Tribunale di Lecco

Giovedì mattina, nel frattempo, a risuonare in un'Aula di Tribunale, è stato il nome della vittima. A Lecco, dinnanzi al collegio giudicante presieduto dal dottor Paolo Salvatore (a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi), si è tenuta infatti la prima udienza di un procedimento – poi aggiornato a fine settembre - per maltrattamenti in famiglia a carico dei genitori di Malcolm Mazou Darga. Padre e madre del ragazzo, assistiti entrambi dall'avvocato Giulia Facchini, sostituita dal collega Massimiliano Vivenzio, sono accusati di aver usato violenza, in più occasioni, in un ampio arco temporale, tra il 2013 e il 2017, sul figlio. Con l'accordo delle parti, l'intero fascicolo del pubblico ministero è stato prodotto agli atti, chiedendo però l'escussione dell'educatore “testimone” delle uniche (presunte) lesioni riportate dal ragazzino di cui vi è traccia. Il professionista potrà anche tratteggiare la personalità della vittima, un adolescente – al tempo in cui sono emersi i fatti oggetto del procedimento – di difficile gestione, con una serie di problematiche comportamentali che avrebbero spinto i famigliari – e in particolare il padre, figura di riferimento in casa e persona particolarmente religiosa – nella versione difensiva, a mettere in atto condotte, magari anche decise, per tentare di “recuperarlo”. Nell'interesse di quel figlio, poi purtroppo morto decisamente troppo presto e in circostanze drammatiche.
A.M.
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