Mandello, chiesa gremita per le esequie di Moioli: ''avrà già iniziato ad allenare gli angeli''

Un punto di riferimento, uno sportivo, un maestro per tantissimi giovani atleti: Giuseppe Moioli era tutto questo e nel pomeriggio odierno la sua straordinaria testimonianza di vita, all'insegna della generosità e dell'altruismo, si è resa più che mai tangibile, in occasione appunto dei funerali del 97enne. Gremita a dir poco la chiesa del Sacro Cuore, che ha accolto in un abbraccio, tante generazioni di mandellesi e non che in questi ultimi decenni hanno potuto apprezzare il carisma di un uomo eccezionale.
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Un concetto reso alla perfezione da don Marco Nogara nella sua omelia, definendo la liturgia funebre ''densa di significati'' e ''abitata da molteplici sentimenti''. ''Sono mandellese, figlio di questa terra'' ha detto il sacerdote originario del paese, ringraziando il prevosto Monsignor Giuliano Zanotta per avergli concesso l'opportunità di parlare dal pulpito, ricordando Moioli.
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Giuseppe Moioli (Foto: ASD Canottieri Moto Guzzi)

''Con cordialità saluto le autorità qui riunite, i parenti e i suoi ragazzi: soprattutto ai più giovani va il mio pensiero'' ha proseguito don Marco, evidenziando quanto la morte segni profondamente una comunità. ''Affrontarla insieme, ci sottrae da quelle derive individualistiche che imprigionano l'uomo. Oggi - ha aggiunto - mentre salutiamo una persona cara, ringraziamo il Signore. Giuseppe è stato allenatore, maestro, guida per generazioni, campione plurititolato. Un'autentica leggenda del remo che ha fatto una storia. Se ne va anche un amico, un fratello, un uomo semplice e concreto, umile che ha lasciato un segno profondo nella comunità, così come altrettanto profonda e autentica è la testimonianza offerta con la vostra presenza qui oggi''.
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Don Marco ha ricordato poi come il canottaggio per il mandellese fosse una vera e propria vocazione - concetto inscindibile per i cristiani - vissuta nella quotidianità, fra i tanti impegni quotidiani, mai con egoismo, anzi. In pienezza e in comunione con tanti, per i quali Giuseppe Moioli è stato un esempio. ''L'atleta sa bene che solo con il sacrificio si ottengono risultati positiva: la fatica trova poi la giusta ricompensa nella gioia della mietitura fatta insieme''.
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Nell'omelia il sacerdote mandellese ha ''scomodato'' Papa Francesco, ricordando uno dei messaggi che aveva rivolto agli sportivi, includendo in questa platea anche l'amato concittadino. ''Grazie Moioli per aver messo in luce il valore della vita, verso una regata eterna, in una corsa dove tutti possono essere vincitori per la grazia di Dio'' ha detto, evidenziando infine l'incessante dedizione verso il prossimo. Un talento condiviso con la comunità e non coltivato per una mera gloria personale.

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Nato agricoltore nella sua Olcio, animato da straordinaria energia, iniziò a distinguersi sull'acqua ai campionati europei di Lucerna nel 1947, inanellando poi una serie di importanti risultati già con l'oro ai Giochi Olimpici di Londra dell'anno successivo. E poi ancora fu campione europeo nel 1949 ad Amsterdam e nel 1950 a Milano, nel 1954 ancora ad Amsterdam, nel 1956 a Bled; campione europeo nell’otto a Poznan 1958.  Quattro le presenze alle Olimpiadi: dopo il successo di Londra, ancora 4 senza a Helsinki 1952 (semifinale) e Melbourne 1956 (quarto posto) prima di diventare riserva a Roma 1960.
Il tutto senza mai allontanarsi, anche dopo il ritiro dalle competizioni, dalla "sua" Canottieri Moto Guzzi, diventando preziosa guida per i "ragazzi" cresciuti nello straordinario vivaio mandellese. Ma anche un punto di riferimento per la sua famiglia: su tutti la sorella Luigia e i nipoti.
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Don Marco Nogara durante l'omelia

Non poteva dunque mancare un ringraziamento sentito da parte della società. Sul finire della liturgia, prima di accompagnare il feretro del campione all'esterno della parrocchiale per il suo ultimo viaggio terreno, a prendere la parola è stato il presidente Antonio Gaddi. Trattenendo a fatica l'emozione, dal pulpito, lo sportivo ha ricordato Moioli: ''una persona semplice, dalla grande fede''. Un visionario, che ha saputo dare tanto alla comunità e che mancherà a tutti.
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''Chi non conosceva Moioli?'' ha domandato ironicamente all'assemblea Pietro Poli, noto primario di ortopedia e traumatologia all'ospedale Manzoni, ma già campione remiero con la Canottieri Moto Guzzi, seduto tra le prime file accanto ad un altro ex olimpionico lecchese, Antonio Rossi. ''Sono sicuro che anche chi non è riuscito ad esserci, quest'oggi, è qui con il cuore. Potrei raccontare migliaia di aneddoti, ma voglio condividere un rimpianto che ho: essere riuscito a dargli soltanto il dieci per cento di quello che invece lui ha dato a me. C'era sempre, è stato un punto di riferimento per molti. Ha dedicato la sua vita allo sport, a noi, dando consigli a tantissimi giovani atleti. Parlava in dialetto durante gli allenamenti, ma sapeva farsi capire anche da chi non era originario di questa terra. Per chiudere posso solo dire un grazie a Moioli che adesso starà già iniziando ad allenare gli angeli''.
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Il sindaco Riccardo Fasoli

Se l'amico Elio Cantoni di Olcio ha voluto dedicare a Moioli una ''businada'', una poesia dialettale dal titolo ''La balada del Muioo'', a chiudere gli interventi è stato Riccardo Fasoli, sindaco di Mandello, seduto in prima fila questo pomeriggio, accanto ai colleghi Riccardo Gandin, vicesindaco di Abbadia, a Simonetta Costantini, prima cittadina di Lierna e a Mattia Micheli, vice presidente della Provincia di Lecco e al luogotenente Marcello Di Giacomo. ''Ci hai arruolati nella tua Canottieri come un maestro di vita. Il legame con il canottaggio è stato per te indissolubile'' ha detto l'amministratore, di Olcio proprio come Moioli, ricordandolo anche per le sue doti umane. ''Eri una persona schietta e diretta: ci bastava il tuo sguardo, il tuo saluto, per lasciarci alle spalle le fatiche della vita quotidiana. Oggi sarà dura fare a meno di questo, ma sappi che la tua vocazione è il tuo lascito più grande''.
G.C.
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