Lecco perduta/297: la spedizione tra le montagne del Kurdistan turco

C’è “Torre Lecco”, una “guglia” di 3.200 metri, tra le montagne del Kurdistan turco a diverse migliaia di chilometri da casa nostra. Si deve ad un’impresa oggi praticamente sconosciuta, compiuta nel 1970 da tre giovani lecchesi che hanno avuto il coraggio di affrontare un lungo viaggio su strade sterrate e solitarie per entrare nell’ultimo triangolo di Turchia europea, tra Iraq ed Iran, tra confini “fortificati” di trincee NATO di prima linea.


Torre Lecco, vetta a 3200 metri

“Era il luglio 1970 – ricorda Peppino Ciresa, già presidente del CAI, dell’Unione Commercianti e impegnato anche in incarichi municipali – quando siamo partiti da Lecco con un'auto “maggiolino” verso Brindisi. Ci siamo imbarcati su una nave per la Turchia e, scesi al porto di Smirne, abbiamo iniziato un lunghissimo viaggio su strade polverose e deserte, dove raramente si trovavano altri veicoli”.
La comitiva era formata da Valerio Ciresa di Valmadrera, Peppino Ciresa di Lecco e Ivo Mozzanica di Merate, purtroppo già deceduto lo scorso anno e ricordato recentemente in un apposito incontro di amici alla baita Segantini dei Piani Resinelli. Il viaggio è stato una vera avventura perché nelle interminabili, polverose strada turche, se fosse capitato un serio guasto meccanico all’auto del terzetto lecchese, sarebbe stato necessario affidarsi al provvidenziale passaggio di qualche camionista o coraggioso motociclista. E’ stato un viaggio da non dimenticare, nel quale i giovani italiani si trovarono al centro di una “curiosità” di altri mondi, ad iniziare dalle carovane di nomadi incontrate anche lungo le vie più importanti.


Ivo Mozzanica sventola la bandierina tricolore sulla vetta di Torre Lecco

I lecchesi vennero ricevuti dal governatore della città di Hakkari, che dispose la scorta di due militari per il resto del viaggio verso le montagne dell’Est turco e reclutò anche due conducenti di muli per il trasporto del materiale necessario ai campeggi in quota. Sulla vetta che venne battezzata “Torre Lecco”, nel gruppo detto del Gilo Dag, sono saliti Giuseppe Ciresa e Ivo Mozzanica. Sul Pilastro d’Angolo la cima è stata raggiunta da Valerio Ciresa e dallo stesso Mozzanica. Un componente della spedizione, nel frattempo, era rimasto alle tende del campo base per motivi di vigilanza in un territorio frequentato da nomadi e da carovane varie.


I tre componenti della spedizione: Giuseppe Ciresa e Valerio Ciresa, in piedi, Ivo Mozzanica, accosciato

Sono ben presenti nei ricordi dei protagonisti dell’impresa alla “Torre Lecco” i 500 chilometri di strada asfaltata da Ankara ad Istanbul, gli unici incontrati in tutti la Turchia. Non sono mancati gli “abbracci” con cittadini italiani; particolarmente festosi quelli con i tecnici della SAE, industria lecchese di Acquate, alla periferia di Istanbul; singolare l’aver conversato con un tecnico caseario di Lugano che si trovava lì per insegnare ai locali la produzione del gruviera.


Peppino Ciresa con due nomadi cacciatori curdi

La via del ritorno è stata dalla Turchia alla Grecia, per mare, e poi per Bulgaria e Jugoslavia, sino al confine italiano con Trieste. Nella città giuliana è avvenuto un incontro con il popolare rocciatore Meng che conosceva le vette lecchesi, avendo arrampicato sulle Grigne con i “maglioni rossi” dei Ragni. Quest'ultimo si complimentò per l’impresa compiuta e commentò: “Lecco si conferma eccezionale città di montagna: è presente con l'arrampicata su tutte le cime del globo terrestre”. E’ stato proprio così ed è significativo poterlo ricordare oltre cinquant’anni dopo.
A.B.
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