ASST Lecco: nominati i direttori di distretto, Sesana (Lecco), Cusumano (Bellano), Coppola (Merate). Il ruolo dei sindaci

Con delibera nr. 30 del 19 gennaio 2023 l'Azienda Socio-Sanitaria territoriale di Lecco, guidata dal direttore generale Paolo Favini, direttore sanitario Vito Corrao, direttore amministrativo Maria Grazia Colombo e direttore sociale Enrico Frisone, ha nominato i nuovi direttori di struttura complessa di Distretto con incarico quinquennale.
Le procedure espletate dal direttore della S.C. gestione e sviluppo risorse umane Ilaria Terzi hanno dato come idonei alla carica Luca Sesana per il distretto di Lecco, Daniele Coppola e Giuseppe Antonio Cusumano per il distretto di Merate, Stefania Bolis, Clara Camerin, Maria Elisabetta Corti, Giuseppe Antonio Cusumano e Anna Maria Maestroni per il distretto di Bellano. Successivamente Bolis, Camerin, Corti e Maestroni hanno rinunciato al conferimento dell'incarico. La Commissione esaminatrice ha quindi inviato al direttore generale Favini i tre nominativi: Luca Sesana per Lecco, Daniele Coppola per Merate e Antonio Giuseppe Cusumano per Bellano.

Daniele Coppola (Merate)

La nomina dei tre dirigenti distrettuali è passata sotto traccia nonostante il ruolo decisamente importante assegnato dalla riforma sociosanitaria approvata ultimamente da Regione Lombardia.

La riforma, infatti, ha delineato un nuovo modello organizzativo dei servizi sanitari territoriali. I territori dei Distretti sociosanitari non corrispondono più all'ambito delle ASST, che nel caso del lecchese equivale all'intera Provincia. Ogni ASST ha individuato al proprio interno un numero di Distretti, tre nel caso delle Azienda Sociosanitaria di Lecco e Provincia.

Il meratese-casatese torna ad essere riconosciuto come ambito distrettuale con gli stessi confini della vecchia USSL 14, a suo tempo indicata come eccellenza nel campo della integrazione tra ospedale e territorio. Un assetto non in sintonia con il consolidato "modello lombardo". La riforma introduce infatti elementi nuovi, chiaramente orientati a territorializzare i servizi in una visione di "comunità". Un modello alternativo all'attuale, centrato sull'ospedale, sulle eccellenze e sulle super-specialità, su una "libertà di scelta" che allontana il cittadino dalla propria comunità e non radica gli erogatori ad alcun territorio per meglio competere.

Il presidio Umberto I di Bellano

Il Distretto è individuato come cardine dell'organizzazione territoriale. Assume un ruolo strategico di gestione e coordinamento organizzativo e funzionale delle rete dei servizi territoriali. Ha compiti di produzione (effettua direttamente servizi), di committenza (governa le unità d'offerta convenzionate-accreditate) e di "garanzia dei servizi" (è responsabile a livello locale).Le linee guida regionali del maggio 2022 prevedono in ogni Distretto due o più Case di Comunità, almeno un ospedale di Comunità e una Centrale Operativa Territoriale.

Inoltre incaricano il Direttore di Distretto di presidiare funzioni nodali come l'organizzazione delle attività, l'integrazione delle diverse componenti sanitarie e socio-sanitarie, lo sviluppo dell'assistenza primaria attraverso il coordinamento e l'approccio multidisciplinare, in ambulatorio e a domicilio tra Medico di medicina Generale (il medico di base) Medici di Continuità assistenziale (guardia medica) pediatri di libera scelta, infermieri di Famiglia e Comunità (che prima o poi dovranno essere messi nel circuito) e ....soprattutto le attività specialistiche ambulatoriali al Direttore di Distretto difficilmente potranno sfuggire le liste dei tempi di attesa).

Luca Sesana (Lecco)

Fanno infine capo al Direttore di Distretto due altre funzioni nodali: il raccordo tra i servizi socio-sanitari e i servizi sociali dei Comuni e la diffusione delle informazioni. Spetterà al Direttore di Distretto dimostrare che al recepimento formale da parte della l'ASST di questi contenuti non segua un adempimento minimale con cambiamenti che risulterebbero compatibili con il modello di servizio sociosanitario consolidato. Il sospetto trova riscontro nella celere attivazione, ma solo formale, delle Case della Comunità. Ad oggi ne sono state inaugurate un buon numero, ma di fatto si tratta di presidi territoriali preesistenti ai quali è stata apposta la nuova targa, senza potenziare alcun servizio e senza introdurre alcuna nuova modalità operativa.

E spetterà ai Sindaci, che a livello dei nuovi Distretti, vedono riconosciuto un ruolo più incisivo rispetto al passato decidere se scendere in campo. Con questa riforma cade l'alibi di molti sindaci secondo cui la sanità è compito esclusivo della regione mentre l'Ente locale ne è del tutto estraneo. E cade anche la tesi di alcuni direttori generali secondo i quali essi non debbono rispondere in alcun modo al territorio ma soltanto ai vertici regionali.

Spetta ora ai sindaci esercitare la funzione che la riforma ha loro riassegnato.

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