Tra i Fratelli (coltelli) d'Italia, tra voti e veti, l'unico a dormire sonni tranquilli è Fiocchi


La questione evidentemente non disturba Pietro Fiocchi che, a Bruxelles, come documentato da Dagospia, pare continui a dormire sonni tranquilli.
Eppure su questo ramo del Lario, alimentata anche da un certo venticello proveniente dall'altra sponda, la fiamma continua a ardere tra Fratelli (coltelli) d'Italia.
E' notizia dell'altro giorno - l'ha data lui stesso, allegando la lettera d'investitura sottoscritta direttamente da Giorgia Meloni - la riconferma di Fabio Pio Mastroberardino a coordinatore provinciale del movimento. Qualcuno ha bollato la nomina come atto dovuto, con il ritorno del calolziese ad un ruolo già suo, dopo essersi autosospeso per tentare (invano) la corsa alla poltrona di consigliere regionale, assicuratogli negli accordi pre-elettorali. Eppure, i soliti ben informati, sono certi che, nemmeno troppo di soppiatto, il "golpe" per lasciarlo a bocca asciutta sia stato tentato. Daniela Santanchè in persona, via messaggino, avrebbe dapprima fermato la spartizione degli incarichi interni iniziata dal commissario Fiocchi, ringraziando poi il caro Pietro per il lavoro svolto nel congedarlo per restituire il timone del partito a "Mastro". Che non ha perso tempo per ribadire come ora ci sia da pensare alle amministrative. Lui stesso deve necessariamente farsi rieleggere nella sua Calolzio. Pena l'esclusione dal consiglio provinciale (dove è entrato con la fascia di più votato, è stato indicato quale capogruppo di maggioranza ma... le dichiarazioni di voto, chissà perché, ultimamente le fa, a nome dell'alleanza, il leghista Simonetti...). Ma se tornare a sedere in Aula pare mission tutt'altro che impossible guidando il primo partito del momento (anche se la saggezza popolare ricorda che le comunali sono le comunali e ognuno deve saper coltivare il proprio pacchetto di voto), troppo affollata, a suon di (mezze) promesse, appare la rosa degli aspiranti assessori. In mancanza di nomi propri spendibili - ci asteniamo da ogni commento sull'auto-candidato che dopo aver stampato i santini già mesi fa, ora chiede il voto in nome delle amicizie in Regione e Europa - Fratelli d'Italia a Calolzio starebbe imbarcando gli assessori forzisti Dario Gandolfi e Aldo Valsecchi, corteggiando anche la leghista Cristina Valsecchi, in burrasca con i suoi. Tre (tutti di altra origine) più Mastro quattro: un po' troppi forse, in una coalizione a tre (pur con il terzo rappresentato da Forza Italia...). Chissà poi a chi si riferiva Marco Ghezzi quando, qualche giorno fa, diceva di esser pronto a ri-candidarsi come sindaco – di fatto con la quasi certezza di vincere, vista l'incapacità degli avversari a sinistra di presentarsi quantomeno compatti - solo a condizione di aver al proprio fianco gente disposta a lavorare...
Tralasciando il caso Cernusco (con l'assessore che alle regionali ha appoggiato Mastroberardino fatto fuori dalla giunta. “Ma non per ragioni politiche”), le tensioni interne sembrerebbero aver creato una situazione di stallo anche in consiglio a Lecco. I passaggi parevano già essere stati delineati: fuori Giacomo Zamperini (alla volta di Palazzo Lombardia), dentro Alessandra Rota con compagni di banco Marco Caterisano e... Filippo Boscagli. Ma non tutto è filato, evidentemente, liscio come l'olio. E il “fermo tutti” brucia, eccome brucia.
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