L'87enne con una scusa - un guasto al lavello della cucina - lo avrebbe attirato nella propria abitazione e lì gli avrebbe fatto della avances di carattere sessuale. Poi in preda ad un raptus, con una lama tra le mani, si sarebbe autocolpita, uccidendosi davanti ai suoi occhi. E' questa la (surreale) ricostruzione di quanto sarebbe successo nel pomeriggio del 9 giugno scorso all'interno dell'abitazione delle sorelle Losa, in via Piave a Sogno di Torre de' Busi, resa da Roberto Guzzetti, classe '57 nativo di Saronno, cittadino lecchese dal 1964 dopo aver trascorso la prima parte dell'infanzia a Uboldo, fermato nella serata di ieri dai Carabinieri del Comando provinciale di Lecco in quanto sospettato di essere l'assassino di Maria Adeodata, la pensionata trovata esanime in una pozza di sangue, freddata da almeno un paio di coltellate.

Maria Adeodata Losa
E proprio le impronte dell'uomo rinvenute dai militari del reparto operativo sulle tracce ematiche ben evidenti sulla tovaglia cerata stesa sopra il tavolo del piccolo locale al piano terra dell'alloggio incastrerebbero il 59enne, già sottoposto quest'oggi a convalida del fermo al cospetto del gip del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore e al contestuale interrogatorio di garanzia. Non ha parlato, avvalendosi della facoltà di non rispondere così come questa notte dinnanzi al pubblico ministero Paolo Del Grosso, titolare di un'indagine condotta
"senza alcuna preclusione" come puntualizzato dal Procuratore Antonio Angelo Chiappani, evidenziando anche come alla risoluzione di quello che egli stesso ha etichettato come un "mistero" si sia arrivati
"tramite la comparazione delle tracce trovate sul luogo del delitto in tempo pressoché reale". E già, perché gli Uomini dell'Arma di Lecco hanno giocato di sponda con i colleghi del RIS di Parma, ottenendo seduta stante i riscontri necessari per inchiodare Guzzetti a quelle che parrebbero responsabilità incontrovertibili.

Da sinistra (in piedi) il maresciallo Fabio Marra, il tenente colonnello Alessandro Giuliani, il sostituto procuratore Paolo Del Grosso,
il procuratore Antonio Angelo Chiappani, il comandante provinciale Rocco Italiano. Alle sue spalle il luogotenente Rossano Lambardi
"Le indagini sono partite immediatamente, al momento del rinvenimento del corpo della signora Losa Maria Adeodata nella mattinata di sabato 11 giugno" ha spiegato il dr. Del Grosso, tracciando un breve sunto dell'attività svolta.
"Non abbiamo trascurato alcuna pista. Per le modalità del rinvenimento - il corpo è stato trovato da una nipote accedendo all'abitazione ndr - e per la conformazione del luogo - Sogno è un borgo collinare raggiungibile tramite una sola strada carrabile, con 60 anime in tutto ndr - abbiamo fin da subito ritenuto poco probabile solo la pista del delitto per rapina o altre ipotesi del genere" ha affermato. Del resto, a Torre de' Busi non si arriva per caso.
"Le indagini sono state dunque a 360° e si sono sviluppate poi concentrando l'attenzione su una serie di personaggi che potevano essere di interesse investigativo". Più di una ventina, nel complesso, le persone convocate al comando, tra parenti, conoscenti e vicini di casa. A tutte è stato chiesto di poter prendere loro le impronte digitali, per andare pian pianino a restringere il cerchio dei sospettati fino ad arrivare, grazie anche ai racconti resi dagli escussi, ad accendere un faro proprio su Guzzetti, nullafacente, residente in viale Turati a Lecco ma di fatto domiciliato con gli anziani genitori, di cui si prende cura, a Sogno durante il periodo estivo, in un'abitazione retrostante quella di Maria Adeodata e Leonilda Losa, la sorella quasi centeneria della vittima, allettata, trovata sporca e disidratata al piano superiore della casa al momento dell'accesso dei primi soccorritori, a quasi due giorni dal delitto.

Il Sostituto Procuratore Paolo Del Grosso
Da quanto è stato possibile apprendere l'uomo - ora assistito dall'avvocato Marilena Guglielmana - avrebbe avuto in un passato piuttosto recente banali dissidi di vicinato con le due anziane, persone decisamente riservate, dettaglio questo che - ha rimarcato il dr. Del Grosso - ha reso l'indagine ancor più complicata.
"Convocato Guzzetti ha detto di non essersi mai recato nell'abitazione delle sorelle Losa. Ha poi fornito spontaneamente le proprie impronte digitali e palmari, nonché si è sottoposto a tampone biologico. In tempo reale i Carabinieri, con efficienza al di sopra della norma, hanno trasmesso al Ris di Parma il tutto. Il responso è stato significativo". Incrociando infatti le tracce impresse sul sangue dell'anziana presente sulla tovaglia con i "calchi" delle dita e delle mani del sospettato si sarebbe registrata una compatibilità del 100% in relazione a 2 impronte palmari e 2 digitali. Prove schiaccianti dunque, dinnanzi alle quali il lecchese avrebbe cambiato versione: dall'iniziale "non sono mai stato in quella casa" avrebbe ammesso un accesso, finito poi in tragedia ma non per colpa propria ma della donna stessa.
Un racconto definito dallo stesso Del Grosso come
"fantasioso a dir poco" e che, oltre a non convincere, non spiegherebbe perché in cucina - al momento dell'arrivo della nipote della vittima - tutti i rubinetti del gas fossero aperti, dettaglio agghiacciante letto invece dagli inquirenti come un maldestro tentativo di "distruzione" della scena nel crimine, nella speranza di una deflagrazione che, fortunatamente non si è verificata.

Roberto Guzzetti
Ciò che è certo poi, è che sul corpo dell'87enne non è stata rilevata la presenza dell'unica coltellata riferita dal Guzzetti bensì di almeno due fendenti - uno alla gola e uno al petto - risultati fatali al termine di quella che il procuratore ha indicato come una
"escalation di violenza" sulla poveretta, probabilmente picchiata prima di essere colpita a morte.
Il movente dell'assassino, alla luce delle dichiarazioni rese dal fermato, appare dunque ancora oggi poco chiaro.
"Sappiamo dei dissidi di vicinato ma stante una ricostruzione così improbabile non si può ancora sciogliere tale nodo" ha asserito il pubblico ministero, spiegando come manchi ancora all'appello l'arma del delitto e come dunque le indagini non possano dirsi concluse con ulteriori accertamenti anche di natura tecnica già preventivati.
Per il momento, in ogni caso, su disposizione del dr. Salvatore, Roberto Guzzetti resta in carcere.
A seguire i commenti del procuratore Antonio Angelo Chiappani e del comandante provinciale dei Carabinieri Rocco Italiano
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