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Scritto Lunedì 29 agosto 2016 alle 16:47

Colle di Sogno: dopo 55 anni la maestra Giusi è tornata in paese per incontrare tutti i suoi ‘mitici’ alunni del 1960-1961

Dopo 55 anni Giuseppina Giupponi – per tutti “la maestra Giusi” -  è tornata a Colle di Sogno, la piccola frazione dove ha insegnato nel 1960-’61 e dove ha potuto incontrare i suoi ex alunni.
Già perché anche a Colle - borgo del comune di Carenno, a ridosso di Torre de' Busi - un tempo c’era la scuola elementare: era una scuola “sussidiata”, finanziata cioè dal Comune che in questo modo garantiva il presidio anche nelle zone periferiche.

La maestra Giuseppina

Era quella che oggi si chiamerebbe una “pluriclasse”: c’era una sola insegnante per tutti i bimbi dalla prima alla quinta.
Giuseppina viveva a Sarnico – sul lago d’Iseo - ed è arrivata a Colle quasi per caso, su suggerimento dell’amica Vittoria Cortinovis - e vi ha insegnato solo per un anno scolastico. Ma sono stati nove mesi rimasti per sempre nella sua memoria: era la prima volta che insegnava.
Sabato maestra e alunni si sono ritrovati dopo tutti questi anni per una “rimpatriata” davvero speciale, con tanto di pranzo tutti insieme, rivivendo quel mitico 1960.

Con gli ex alunni

Alunni, parenti, organizzatori e… cuochi

“Sono arrivata qui da Sarnico per l’anno scolastico 1960-1961: avevo solo 20 anni e quella fu per me la prima esperienza di insegnante. Mi è servita infatti per acquisire i punti necessari per entrare in graduatoria e infatti dall’anno successivo sono stata assegnata alle scuole vicino a casa mia. A Sogno è stata per me una grande avventura, un’esperienza unica e indimenticabile” ci ha raccontato la maestra.
Oggi è in pensione ma non smette di insegnare ai suoi 14 nipotini che le danno da fare e la tengono ancora occupata. Anche a loro è solita raccontare di quella parentesi vissuta 55 anni fa in Val San Martino, in quel minuscolo borgo con un nome così poetico.
Ed è proprio grazie a questi racconti che si è riusciti ad organizzare il ritorno a Colle. Già perché, per una di quelle fortunata coincidenze, il genero di Giuseppina, Andrea, lavora insieme a Roberta Galli, calolziese la cui famiglia è originaria di Sogno. E così, tra una chiacchiera e l’altra, è “saltata fuori” la storia della Maestra Giusi e la sua voglia di tornare ancora una volta a incontrare i suoi alunni. Detto-fatto: è bastato un giro di telefonate e la memoria di ferro della maestra – che ricordava tutti i nomi dei suoi primissimi alunni – per decidere di trovarsi ancora una volta tutti insieme. Ovviamente a Colle.
Quelli passati tra Carenno e Torre de’ Busi sono stati per la maestra davvero dei bei mesi. Ma certo non mancavano le difficoltà.

I locali dove si svolgevano le lezioni

“Mi sono fatta le ossa. Tutte le settimane facevo avanti e indietro da Sarnico. Alla domenica partivo con il treno fino a Calolzio dove passavo la notte, ospite di un mio zio che era parroco proprio in paese. Poi prendevo la corriera fino a Carenno e a piedi salivo a Colle con la mulattiera. E lo stesso facevo il venerdì per tornare a casa” ha continuato ancora. “In settimana invece dormivo a Sogno (e tutte le mattine salivo a Colle a piedi) dove c’era un’altra scuola. Allora vi insegnavano suor Nazarena e la maestra Gironi Annamaria che mi hanno aiutato moltissimo”.
Oggi sembra quasi incredibile ma ogni piccola frazione aveva un tempo la scuola elementare: Sogno, Colle di Sogno, Valcava, Boccio, Sopracornola... Non c’era borgo senza la sua classe. E spesso si trattava, come dicevamo, di scuole “sussidiate”, finanziate cioè dal comune e non dal ministero.
Un tema quanto mai attuale in anni in cui si discute di accorpamento e di possibili chiusure dei plessi collinari.
Certo spesso era una pluriclasse. A Colle in particolare le lezioni si facevano nei locali di quella che nel fine settimana si trasformava in osteria: “a volte al lunedì mattina capitava persino di trovare bicchieri e fiaschi di vino vuoti!”.
11 gli alunni che allora erano iscritti. Di questi oggi 3 purtroppo non ci sono più. In 6 sono però riusciti a essere presenti e a rivedere ancora la loro maestra Giusi: tra un piatto di pizzoccheri e uno di risotto preparati alla Locanda del Colle, sono tanti i ricordi emersi.

“Non dimenticherò mai ad esempio la festa per l’unità d’Italia del 6 giugno 1961, in occasione del centenario della morte di Cavour. Tutti i bambini avevano imparato una serie di canzoni patriottiche e insieme alla maestra di Valcava decidemmo di organizzare una gita a Carenno, ovviamente a piedi, dove gli alunni intonarono i loro canti. Al ritorno però fummo sorpresi da un improvviso temporale e ci siamo rifugiati in un fienile. Ricordo benissimo ancora la scena dei bambini che cantano Fratelli d’Italia mentre saltano su e giù sui covoni”.
L’anno scolastico si era concluso poi con gli esami per gli alunni di quinta: “Sono stati tutti promossi”.
Tra una risata, un ricordo che sembrava perduto e qualche chiacchierata, la giornata è stata un tuffo nel passato: per tutti un’occasione per rivivere i “vecchi tempi” con tutte le persone che hanno condiviso tanti momenti spensierati.
Ascoltare i loro ricordi è stato anche per noi un modo per toccare quasi con mano davvero un’altra epoca, di quando il borgo non aveva conosciuto ancora lo spopolamento: oggi in tutta la frazione ci sono solo una decina di residenti a “presidiare” il piccolo nucleo.
“E’ stata una giornata davvero speciale, che mi ha fatto rivivere un anno davvero unico della mia gioventù, fatto di fatiche e sacrifici, di camminate in mezzo alla neve per raggiungere i miei alunni. Ma anche di tante gioie e tante soddisfazioni: come si possono dimenticare i campi completamente in fiore in primavera?”.
Oggi Colle è tornato alla vita di sempre.
 Ma sabato, per un giorno, le viette si sono ripopolate con gli stessi sorrisi di 55 anni fa. Quando le nevicate portavano una coltre da mezzo metro, quando in Valcava c’era la funivia, quando le famiglie erano numerose e i cortili pieni di bambini. Quando la scuola era tenuta in vita da una giovane maestrina di Sarnico che per i suoi 11 alunni era disposta ad affrontare camminate a piedi, gelate mattutine e improvvisi temporali.
Paolo Valsecchi
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