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Scritto Giovedì 17 novembre 2016 alle 19:31

Lecco: il dr. Bellù e la dr.ssa Arreghini spiegano rischi e conseguenze del parto prematuro

Un “fattore di rischio”, più che una malattia, un problema da affrontare in una prospettiva medica diversa, ponendo al centro la famiglia nel suo complesso, accogliendola e coinvolgendola nelle cure anche attraverso la condivisione di esperienze, emozioni e stati d’animo.

Il dottor Roberto Bellù e la dottoressa Alessandra Arreghini

È questa la visione fatta propria dagli specialisti del reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Manzoni di Lecco, che nel pomeriggio di oggi, giovedì 17 novembre, ha aperto le sue porte a numerose famiglie intervenute presso il nosocomio di via dell’Eremo per la Giornata Mondiale della Prematurità, durante la quale è stata organizzata anche una breve conferenza tematica “informale” a cura della dottoressa Alessandra Arreghini e del primario di Pediatria, il dottor Roberto Bellù.
“Si definisce prematuro un parto naturale che avviene prima della 37^ settimana di gestazione” ha spiegato la prima specialista.
“I fattori di rischio, non sempre modificabili, possono essere molteplici: tra questi, sicuramente l’età materna (molto bassa o, al contrario, un po’ avanzata), il vizio del fumo e l’utilizzo di droghe, lo stress, un breve intervallo tra gravidanze, un basso indice di massa corporea e persino l’ereditarietà del parto pretermine. Per le madri, quindi, è importante conoscere questi aspetti, così come per noi specialisti è fondamentale lavorare sulle donne in attesa che hanno già vissuto in precedenza un’esperienza di parto prematuro, che costituisce il fattore di rischio più rilevante in assoluto”.

“Questa Giornata rappresenta, a livello mondiale, uno degli appuntamenti più significativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle nascite premature, attraverso open-day e manifestazioni organizzate in tutte le maggiori città, che – quando farà buio – illumineranno i loro più famosi monumenti di viola, il colore scelto per questa iniziativa” ha commentato il dottor Roberto Bellù.

L’ingresso del reparto di Terapia Intensiva Neonatale addobbato a festa

“Si tratta, infatti, di un problema importante, che riguarda almeno un neonato su dieci: purtroppo non tutti i casi possono essere risolti, pertanto è fondamentale prendere consapevolezza di questa realtà, anche attraverso la condivisione di esperienze. La prematurità non può essere considerata una malattia, quanto piuttosto un “fattore di rischio” per il neonato, che spinge noi specialisti a porre al centro delle cure la famiglia nel suo complesso, puntando all’eccellenza dei nostri standard qualitativi e di sicurezza, e allo stesso tempo verificando e riaggiornando costantemente i nostri valori. Negli ultimi anni si è già fatto molto, ma il lavoro da fare in questo particolare ambito è ancora tanto, per cercare di dare risposta in modo sempre più completo ai bisogni di salute dei neonati di un contesto territoriale piuttosto ampio”.
B.P.
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