
Il Tribunale di Como
"Trovo positivo ci sia giurisprudenza sempre nuova". Suona vagamente ironica - ma assicura non esserlo - l'affermazione dell'avvocato Vincenzo Coppola quale commento a caldo della decisione del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecco Massimo Mercaldo di non ammettere la costituzione di parte civile della sua assistita ovvero di Cristina Bonacina, pronipote della pensionata torrebusina assassinata l'estate scorsa nella propria abitazione di Sogno.
"Non solo la mia cliente è la pronipote" precisa il legale.
"Non solo era l'unica che si occupava della zia ma è anche colei che ne ha trovato il cadavere, che ne ha pestato il sangue per chiamare i soccorsi, che per mesi ha preso ansiolitici per via del trauma patito... Eppure, anche se abbiamo provato ciò e la stessa pubblica accusa nulla ha obiettato relativamente alla nostra posizione, il giudice ha sostenuto che dobbiamo dare la prova documentale del legame affettivo tra la mia assistita e la zia".
Ovvero?
"Questo lo deve chiedere la dottor Mercaldo" ribatte la toga bergamasca, pronta a riproporre la propria istanza di costituzione direttamente in Corte d'Appello, alla prima udienza del procedimento fissata per il prossimo 26 ottobre per potersi insinuare nel processo, portando il proprio contributo quale parte civile.
"Se anche a Como riceveremo la stessa risposta, vedremo cosa ne pensa la Suprema Corte". Della serie: continua.
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