• Sei il visitatore n° 205.276.559
Vai a:
Il primo network di informazione online della provincia di Lecco
link utili
cartoline
Scritto Venerdì 23 giugno 2017 alle 18:59

Pasturo: accusato di aver deliberatamente ucciso un cagnolino investendolo, un uomo assolto

È stato assolto perché il fatto non costituisce reato un uomo imputato per “uccisione di animali” – ai sensi dell’articolo 544 bis del codice penale – per la morte di un cagnolino avvenuta il 30 agosto del 2013 a Pasturo. Ad accusarlo di aver deliberatamente investito il meticcio lungo una strada sterrata è stato il padrone, costituitosi parte civile con l’avvocato Lorenzo Magni.
“Stavo procedendo in salita in moto e il mio cane mi seguiva. Abbiamo incrociato l’auto del signore, io mi sono fermato per farlo passare. C’è una sbarra metallica che blocca la strada, lui l’ha aperta sbattendola molto forte a terra e io gliel’ho fatto notare. Lui non ha detto nulla, ha proseguito ed è entrato nell’erba situata a bordo strada, proprio dove era fermo l’animale. Gli ho urlato “mi ammazzi il cane”, deve aver sentito perché aveva i finestrini abbassati. Si è fermato ed è sceso ma non per soccorrerlo, bensì per chiudere la sbarra e andarsene come nulla fosse”, ha spiegato l’uomo che - come gli ha ricordato l’avvocato difensore Fabrizio Consoloni – nel documento da lui depositato all’epoca dei fatti presso l’Ats Brianza ha indicato la morte dell’amico a quattro zampe “per cause accidentali”. “Significa per un incidente” ha spiegato in aula quando gli è stato chiesto cosa intendesse con tale espressione.
Il “bastardino” è stato prima portato a casa e subito dopo trasportato dalla padrona presso una clinica veterinaria di Introbio. “Ho riscontrato una contusione polmonare, il cane faticava a respirare ma non risultavano lesioni gravi o fratture. L’ho trattato con una flebo, antibiotici e un diuretico e l’ho riaffidato alle cure dei padroni. Il girono successivo mi hanno avvisato che era deceduto” ha spiegato in aula la veterinaria chiamata a testimoniare di fronte al giudice Enrico Manzi. “L’autopsia ha rivelato la rottura di un vaso importante, sarebbe stato possibile salvarlo solo con un intervento tempestivo e una tac d’urgenza”.
L’imputato ha spiegato di non aver visto il cagnolino, “né vivo né morto. Quando ho sollevato la sbarra per aprirla sono stato insultato, con parole offensive in merito alla perdita di mia moglie. Non ho sentito altro, ho preso e me ne sono andato. Non mi sono accorto di nulla”.
Altri due testimoni presenti nei pressi del luogo del sinistro hanno definito la morte dell’animale – un “componente della famiglia” come ha spiegato la sua padrona – un evento accidentale.
Il processo si è chiuso con una piena assoluzione.
© www.leccoonline.com - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco