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Scritto Lunedì 25 settembre 2017 alle 19:39

Lecco: anziano di Pasturo morì dopo un clistere, assolto l'operatore del Manzoni


Era stato lo stesso giudice a chiedere il ritorno in Aula dei due consulenti tecnici nominati dalla Procura e del professionista incaricato invece dalla difesa per aver la possibilità di sentirli in contradditorio su un aspetto sul quale, a suo avviso, all'esito dell'istruttoria dibattimentale ancora non era stata fatta sufficiente chiarezza seppur fondamentale per poi poter decidere. Escussi nuovamente i tre camici bianchi - con tanto di battibecco tra di loro - e sentite molto molto velocemente le conclusioni del sostituto procuratore Paolo Del Grosso per la pubblica accusa e dell'avvocato Marco Sangalli per conto dell'imputato il dr. Manzi non ha avvertito nemmeno la necessità di ritirarsi in camera di consiglio, leggendo seduta stante il dispositivo della sentenza dopo un rapido consulto con la sempre preziosa tirocinante che, ormai da qualche mese, lo segue nelle udienze: assolto perché il fatto non costituisce reato. Questa la pronuncia che ha posto fine alla causa intentata nei confronti di T.J., operatore dell'ospedale Manzoni di Lecco, chiamato a rispondere di omicidio colposo in relazione alla morte di un uomo - un 83enne di Pasturo - avvenuta nel gennaio del 2013 dopo un ricovero presso l'Ortopedia del nosocomio lariano a cui ha fatto seguito un ulteriore periodo di convalescenza presso altra struttura ad Asso dove si è verificato il decesso. Nelle stanze di via dell'Eremo l'imputato - su disposizione medica - aveva praticato al paziente - già sottoposto ad intervento chirurgico - un clistere, indicato poi quale causa della morte del valsassinese, spirato per un'infezione diretta conseguenza della contaminazione del cavo peritoneale determinata da una perforazione della mucosa rettale. 6 mesi la richiesta di pena avanzata quest'oggi dalla Procura, rifacendosi alle conclusioni dei due consulenti che avevano giudicato la lesione riscontrata come compatibile con lo "strumento" utilizzato da T.J. indicando la complicanza come nota in letteratura seppur molto rara. "Non possiamo nemmeno sostenere con certezza in che punto fosse la lacerazione" ha affermato, di contro, la professionista nominata dalla difesa, facendo leva sulla mancata autopsia e su ulteriori riscontri che avrebbero potuto permettere una valutazione più accurata, elemento questo su cui ha fatto leva l'avvocato Sangalli. "Questo processo non s'aveva da fare" ha esordito il legale, ritenendo singolare la scelta di chiamare il proprio assistito a rispondere dell'accusa di omicidio colposo. "Nessuno è in grado di riferire come è avvenuta la manovra. Il paziente è stato dimesso in buone condizioni. Entra in un altro ospedale, non va a casa: gli viene fatta un'ulteriore peretta e un'altra ancora. Viene poi operato e non viene individuata la lesione... E viene portato a giudizio il mio cliente". Chiesta così l'assoluzione perché il fatto non sussiste. Assoluzione accordata, con altra formula.
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