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Scritto Giovedì 19 ottobre 2017 alle 09:11

Omicidio di Sogno: 29 testimoni per la difesa di Guzzetti, 'convinto di non aver commesso il fatto'

Sopra Roberto Guzzetti e Maria Adeodata Losa
Sotto gli avvocati Marilena e Patrizia Guglielmana
Quest’oggi in carcere a Monza riceverà la visita dei suoi difensori. Tra una settimana esatta, giovedì 26 ottobre, in Corte d’Assise a Como, si aprirà il processo a suo carico: omicidio volontario l’accusa a cui il lecchese Roberto Guzzetti, come è noto, si troverà a rispondere in relazione all’assassinio – a lui ascritto – della pensionata torrebusina Maria Adeodata Losa, trovata cadavere nell’estate 2016 nella propria abitazione di Sogno. “Si dimostra sereno. Si è sempre detto innocente ed estraneo ai fatti che gli vengono contestati. E' sempre più convinto di non aver commesso il fatto e vuole dimostrarlo” ha riferito l’avvocato Marilena Guglielmana che assiste il 60enne con la sorella avvocato Patrizia Guglielmana. 29 i nomi elencati nella lista testi depositata dalla difesa in vista dell’apertura del procedimento: una lunga serie di uomini e donne che, se ammessi, dovranno sfilare dinnanzi al collegio giudicante presieduto dal dottor Costi, tentando quantomeno di insinuare il dubbio che a freddare la signora Losa con due coltellate – una al petto ed una alla gola – non sia stato Guzzetti. Un dubbio che la pubblica accusa – sostenuta dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso – parrebbe proprio non avere forte anche del rinvenimento, quale “prova regina”, di impronte dell’imputato su una macchia di sangue riscontrata sulla tovaglia cerata posta sopra il tavolo della cucina dell’appartamento dove l’anziana ha trovato la morte, appartamento in cui il lecchese (con seconda casa proprio a Sogno) avrebbe sostenuto di non essere mai entrato per poi contraddirsi una volta posto dinnanzi all’evidenza. Già giudicato dal consulente tecnico nominato dalla Procura in grado di intendere e volere nel momento in cui - stando al quadro accusatorio - avrebbe colpito la donna, Roberto Guzzetti, infatti, il giorno del fermo - il 7 luglio 2016 - avrebbe perfino raccontato di essere stato "attratto" dalla vittima nel tinello, con una banale scusa e di aver ricevuto della avances dall'87enne che, respinta, si sarebbe auto-inferta le due coltellate mortali. Non sarebbero poi mancati, nel suo racconto, riferimenti al "diavolo", visto nell'alloggio della dirimpettaia: una storia parsa chiaramente poco attendibile agli inquirenti ma nella quale il pool difensivo del 60enne intravede invece margini per battersi “a viso aperto” in Corte d’Assise. Già ammesso al processo anche l’avvocato Igor Di Maria, costituitosi parte civile in udienza preliminare nell’interesse di Leonilda Losa, la sorella quasi centenaria di Maria Adeodata, presente al piano superiore dell’abitazione al momento dell’omicidio, senza essere però nelle condizioni di alzarsi autonomamente dal letto. E’ stata trovata disidratata e sporca nei giorni successivi, al primo accesso all’appartamento di una pronipote, Cristina Bonacina. Anche quest’ultima avrebbe voluto insinuarsi nel procedimento ma la sua istanza è stata rigettata dal Gup. Potrà essere riproposta direttamente in Aula.
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