Manca meno di un anno al termine del mandato quadriennale di Flavio Polano alla guida della Provincia di Lecco: è stato proclamato il 13 ottobre 2014, primo presidente di Villa Locatelli eletto non direttamente dai cittadini ma dai consiglieri comunali e dai sindaci del territorio, come previsto dalla "Legge Delrio". Le prossime elezioni si svolgeranno ancora secondo i dettati della riforma ma a sparigliare le carte c'è il comma 60 della normativa che rischia di complicare non poco l'individuazione del successore di Polano.
"Sono - infatti - eleggibili a Presidente i Sindaci della Provincia, il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni". Gli effetti pratici di queste 2 righe non sono da poco: per Lecco questo significa che saranno sicuramente ineleggibili buona parte dei primi cittadini visto che nel 2019 ci sarà la grande tornata elettorale che porterà al rinnovo di circa la metà delle nostre amministrazioni locali.
Inoltre se, come pare, il voto per il rinnovo di Villa Locatelli si terrà tra fine 2018 e inizio 2019 (abbinando l'elezione del presidente a quella del Consiglio provinciale) potrebbero essere esclusi dalla candidatura anche i comuni che andranno al voto nel 2020 ovvero Mandello, Lecco, La Valletta, Calco, Ballabio, Esino. Conti alla mano, 2 terzi dei sindaci lecchesi sono fuori dai giochi: solamente 27 su 88 potranno candidarsi. Il prossimo presidente della Provincia sarà individuato tra i borgomastri di Morterone, Viganò, Cremeno, Sueglio, Garlate, Olgiate Molgora, Barzanò, Cernusco Lombardone, Pescate, Brivio, Sirtori, Colico, Bellano, Montevecchia, Santa Maria Hoè, Crandola Valsassina, Olginate, Nibionno, Cesana Brianza, Perledo, Varenna (le cui amministrazioni sono state rinnovate nel 2016); Missaglia, Premana, Ello (che hanno votato nel 2017); Calolziocorte, Oliveto, Robbiate e Valvarrone (chiamati alle urne il prossimo 10 giugno). La verità è che non sarà affatto facile per i politici locali trovare i candidati che vogliano concorrere alla carica di Presidente, una poltrona che non è affatto ambita. Si tratta infatti di un incarico gratuito, che si va a sommare agli impegni di un "normale" sindaco e a quelli lavorativi. Inoltre le Province versano in oggettive difficoltà economiche, con margini di intervengo ridotti all'osso. Alle elezioni del 2014 (quando era chiaro che il centrosinistra avrebbe "imposto" un suo uomo, dal momento che controllava la maggior parte dei Comuni) Polano era stato l'unico candidato in corsa, scegliendo anche di mettersi in aspettativa dal suo incarico di dirigente presso il Comune di Lecco. "E' una situazione paradossale" ha commentato il consigliere Antonio Pasquini. "Mi auguro davvero, anche se non ho molta fiducia, che a Roma decidano di modificare la normativa e risolvere questa evidente problematica della riforma Delrio. Ne va della rappresentatività dei cittadini".
Solo un eventuale e improvviso cambio delle regole potrà togliere o quantomeno allentare il vincolo di eleggibilità. Ma di certo non aiuta l'incertezza politica nazionale e la mancanza - non si sa fino a quanto - di una maggioranza di governo certa. In tutto saranno circa 800 gli amministratori chiamati alle urne sia per scegliere il successo di Polano (che, come dicevamo, rimarrà in carica 4 anni) sia per eleggere il nuovo consiglio provinciale, che invece avrà un mandato "soltanto" biennale.
Un altro dettaglio che apre alcuni interrogativi sul futuro.
E' presto per fare qualsiasi previsione ma, visto che nel giro di un paio di anni si rinnoveranno le poltrone di 2 terzi dei Comuni lecchesi, c'è da chiedersi cosa succederà nel 2020 se il consiglio provinciale (ulteriormente rinnovato) dovesse essere di un altro colore politico rispetto al suo presidente.
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