Sembra proprio che il caldo torrido di queste settimane non abbia influito particolarmente nel lavoro delle aziende agricole del territorio lecchese, notoriamente ricco di realtà di questo genere. Eppure, le più recenti comunicazioni della Coldiretti parlano, riferendosi alla Lombardia, di un drastico calo della produzione di miele, stimato in circa il 50% in meno rispetto ad annate ''standard'', e di bestiame stressato dalle alte temperature (che toccherebbero in certe fattorie persino i 40° C), motivo per cui è stata registrata una produzione minore di latte rispetto agli anni passati.
Dalla Brianza, dal Casatese e dal Lecchese, però,
sono arrivati quasi soltanto segnali rassicuranti. Ogni apicoltore interpellato ha dichiarato di essere soddisfatto dell'annata, così come lo sono in generale anche gli agricoltori e gli allevatori, anche se in quest'ultimo caso qualcuno ha sì confermato la difficoltà degli animali a sopportare il caldo, aggiungendo però che non è un fenomeno particolarmente strano. Con il caldo anche loro rallentano, da sempre. Perciò, il trend è molto positivo. Il miele aveva preoccupato anche la scorsa primavera, complice i picchi di freddo e di caldo decisamente poco primaverili (
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Gli apicoltori, tuttavia, arrivavano da una delle annate peggiori degli ultimi decenni, quella del 2017, e in generale non avevano troppo voluto sbilanciarsi nel dire che anche la ''2018'' sarebbe stata una pessima stagione produttiva. L'alternanza climatica si era sì fatta sentire, ma, almeno in provincia di Lecco, non aveva prodotto i danni ''denunciati'' a livello regionale da Coldiretti anche allora, con una produzione di miele di acacia dimezzata. E, di fatti, nessun apicoltore brianzolo, lecchese o casatese ha dovuto ricredersi. E' un po' come se dalle nostre parti, il settore quest'anno sia stato graziato e anzi aiutato dal clima.
''Per quanto mi riguarda queste ultime settimane di caldo non hanno inciso per nulla sulla produzione - ha commentato Fabio Villa dell'azienda 'Maggiociondolo' di Casatenovo - Abbiamo terminato la produzione intorno alla metà di luglio e possiamo ritenerci soddisfatti. Rispetto al disastro del 2017 c'è stata una risalita che ci ha consentito di tornare ai livelli medi degli scorsi anni. Logicamente non stiamo parlando di un'annata eccezionale, ma nemmeno di una pessima annata. Dove tengo io le api, nelle colline brianzole, nella bassa collina e nelle montagne lecchesi, tutto è filato per il verso giusto. Magari ai colleghi che lavorano in pianura mieli di girasole o erba medica è andata peggio''. Parole, quelle di Villa, in linea con il collega Livio Colombari, titolare dell'azienda agricola ''Chelidonia'' di Montevecchia. ''Anche noi non abbiamo registrato un calo - ha commentato - Se dovessi definire l'annata del 2018 direi che è stata un'annata senza particolari acuti, ma che è riuscita a rimanere costante. Sia in primavera con il ciliegio e l'acacia, entrambi discretamente buoni, e i raccolti di castagno, tiglio in montagna e girasole in pianura, per quanto ci riguarda il raccolto è stato positivo. Le api non hanno sofferto nemmeno durante il trattamento contro la Varroa, un parassita che tutti noi apicoltori siamo obbligati a trattare. Dobbiamo poi sottolineare che quest'anno è accaduto in rare occasioni che le api faticassero a raccogliere e si dedicassero al saccheggio tra di loro, come accade nei momenti più critici''.
Riscontri positivi anche dall'azienda agricola di Carlo Colombo a Costa Masnaga. Il titolare ha parlato di un'annata ''andata benissimo, molto meglio rispetto a quelle precedenti, più scarse di acacia'', e dalla civatese Gianna Tocchetti, titolare insieme al nipote Luca dell'omonima azienda di apicoltura. ''Abbiamo una produzione sicuramente maggiore rispetto all'anno scorso - ha commentato - Il problema era sorto perché la fioritura dell'acacia avvenne in un tempo che non ha affatto favorito il processo. In primavera c'è poi stata una botta anomala di caldo che ha accelerato il processo, e poi una nuova di freddo che ha fatto arrestare il tutto. Quest'anno la produzione è stata però notevolmente maggiore, pur tenendo conto che abbiamo incrementato il numero delle famiglie di api. Siamo poi stati favoriti, nella nostra zona, da un meteo più clemente''.
Spostando l'attenzione invece sugli agricoltori locali, per i quali nemmeno la Coldiretti ha ravvisato problemi, la situazione sembra essere piuttosto stabile. C'è addirittura chi, grazie a modalità particolari di lavorazione del terreno che prevedono, ad esempio, l'utilizzo dell'humus come fertilizzante, non ha nemmeno bisogno di irrigare i campi. E' il caso dell'azienda agricola ''I Giardinè" di Albertina Ornaghi (Missaglia), specializzata in raccolta spontanea di ortaggi, secondo la quale, tra l'altro, ''il caldo c'è sempre stato, soltanto che una volta gli veniva dato meno eco mediatico'', e dunque non ha rappresentato nemmeno quest'anno un problema particolare per gli agricoltori. Generalmente è sufficiente dare molta acqua, semplice. Perciò anche aziende come quella di Sandra Conca di Perledo e la Scaccabarozzi di Merate hanno riferito, in entrambi i casi, che le alte temperature non stanno incidendo sul raccolto. Semmai succede agli allevamenti di essere in qualche modo provati dal caldo. Non è tuttavia un problema che riguarda solo il 2018, come ha spiegato Ida Manzoni dell'omonima azienda agricola di Barzio, impiegata, tra l'altro, nella produzione di latte di capra e derivati.
''Abbiamo registrato un calo tra il 20 e il 25% della produzione di latte - ha proseguito - D'altronde, come gli esseri umani, anche gli animali sono portati a mangiare meno con il caldo e bere più che altro per reidratarsi. Questo rallenta la capacità produttiva di latte. Purtroppo è un problema di qualsiasi estate. Ad ogni modo non è così grave. In fondo noi siamo a 1.300 metri di altitudine, credo che in pianura la situazione sia effettivamente peggiore''.
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