
Una foto scattata il giorno del sequestro
Giunto alle battute finali il processo che ha visto protagonista l'azienda agricola Besonda -località Soragna, Cremeno- in una vicenda di reati ambientali.
Il terreno era stato posto sotto sequestro dalla Procura di Lecco nel febbraio 2017. Al loro arrivo gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecco avevano trovato un illecito -a detta degli inquirenti- sistema di tubature attraverso il quale veniva smaltito materiale organico di scarto, una carcassa di bovino, nonchè lastre di eternit e sostanze potenzialmente inquinanti di vario genere. In più erano state constatate le condizioni pessime in cui versava il bestiame d'allevamento.
Erano quindi finiti sotto accusa i fratelli Giuseppe e Franco Frigerio insieme alla ottantacinquenne madre Giulia Invernizzi, che da più di trent'anni gestiscono l'azienda.
Finito sul banco degli imputati anche Sergio Garbagnati - legale rappresentante della società milanese proprietaria dal 2015 dei terreni. La stessa impresa, che dai terreni Valsassinesi avrebbe voluto trarre i prodotti per la propria attività, si è costituita parte civile in giudizio contro i Frigerio: per l'opposizione di questi ultimi la società milanese non sarebbe mai riuscita ad entrare in pieno possesso dell‘appezzamento, in cui i fratelli avrebbero continuato a lavorare.
Nel corso dell'udienza svoltasi quest'oggi presso il Palazzo di Giustizia di Lecco la pubblica accusa -nella persona del Vpo Mattia Mascaro- ha fermamente chiesto la condanna per tutti i quattro gli imputati: 8000 euro di ammenda per la Invernizzi, 2 anni di reclusione per i fratelli Frigerio e 2 anni e un mese di reclusione per Sergio Garbagnati.
A nome della parte civile l'avvocato Richard Martini ha chiesto al giudice Enrico Manzi il risarcimento da parte della Besonda di 185 mila euro, una somma che secondo il legale è pari ai danni derivati all'azienda milanese da questa "infausta vicenda ed atti illeciti", essendosi dovuta sobbarcare le diverse opere di bonifica del fondo.
Richieste dai legali dei quattro co-imputati l'assoluzione per tutti i reati a loro ascritti, il giudice Manzi ha disposto un breve rinvio per repliche: la sentenza si avrà il prossimo 19 aprile.
In particolar modo l'avvocato Giovanni Priore per Franco e Giuseppe Frigerio ha tenuto a specificare che i "rifiuti" di cui si è tanto parlato in questa causa, in realtà non sarebbero definibili come tali: dalle deiezioni degli animali che venivano utilizzati come concime, ai copertoni che fungevano da deposito per il mangime si trattaerebbe di "materiali che fanno parte dell'economia circolare", ha spiegato il legale.
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