
Mauro Piazza
Mauro Piazza classe 1973, imprenditore, co-fondatore nel 1993 del primo club azzurro in provincia “Progetto Lecco”, consigliere regionale in quota Forza Italia, eletto con ben 3.335 preferenze dopo una corsa e una riconta delle schede durata 50 ore. Del centrodestra moderato è il referente politico, assieme all’amico Daniele Nava, ora in posizione più defilata. Attento e prudente regista delle alleanze in vista delle imminenti elezioni, tiene anche i contatti con le Istituzioni provinciali e, soprattutto con le associazioni di categoria che, nelle ultime settimane si sono scatenate sul quotidiano provinciale con inusitati spazi dedicati alle infrastrutture. Paginate di cose note e colate di piombo di interviste dalle risposte già scontate nelle domande. Il tutto per richiamare, si presuppone, l’attenzione regionale e governativa sulla debolezza infrastrutturale del lecchese. Ma è una strategia giusta?
“Guardi, credo che il vero tema sia: quanto riusciremo a far pesare il nostro territorio nel prossimo futuro? E quando dico territorio intendo la nostra Provincia che, e mi fa piacere dirlo da questa testata, continuo a ritenere una felice intuizione istituzionale fatta di diverse polarità che nel contenitore “provincia di Lecco” dialetticamente esistono, mentre in aggregazioni più ampie si diluirebbero fino a scomparire. Ma torno alla domanda, che pongo in modo laico e trasversale. Domanda che chiama in causa tutti: i rappresentanti politici di ogni livello e grado, le istituzioni, le associazioni di categoria, le aziende dei pubblici servizi, le associazioni. Nessun dorma! O meglio, nessuno si senta esentato dalla chiamata in causa”.
D’accordo, tutti svegli, ma concretamente?“Il tema del “far pesare” non è una dimensione di bieco e sorpassato campanilismo, ma qualcosa che si misura sulle risposte alle necessità e priorità che esprime il contesto socio economico. Oggi, come si diceva prima parliamo molto della dotazione infrastrutturale della nostra provincia. Lo facciamo perché asset fondamentale per lo sviluppo della nostro eccellente tessuto produttivo manifatturiero, giustamente, ravvisando oggi un handicap. Lo facciamo però in termini emergenziali, ovvero quando succede un patatrac tipo ponte San Michele. Oppure lo facciamo, io per primo, in una continua rincorsa a trovare toppe e rammendi per qualche dissesto che blocca questa o quella strada. Credo siano due approcci non corretti nel medio periodo. Perché serve invece un’azione di programmazione generale di cosa serve, quanto costa e in che ordine di priorità”.
Quindi che cosa suggerisce alla politica di cui lei è un esponente di primo piano e alla cosiddetta società civile?“Qualche comitato in meno e qualche sessione di lavoro di più. E mi spiego. Serve che gli attori del territorio (Provincia, Cciaa, associazioni di categoria) coinvolgendo Regione e parlamentari (ne abbiamo tanti di Governo!!!) diano vita a precisi dossier riguardanti le tre/quattro opere pubbliche di grande rilevanza per noi. Non cito la Lecco/Bergamo che ha già una dotazione finanziaria e che pare oggi destinata a trovare compimento sotto la regia di Anas. Penso piuttosto al prolungamento della tangenziale est per Merate, alla riqualificazione della ss 36, alla sistemazione definitiva della Bellano/Taceno. Dette così sono solo titoli, ma viceversa dietro ci deve essere un lavoro di dettaglio e di studio: chi sono i soggetti coinvolti? Ci sono già dei progetti?(in alcuni casi sì) Quanto costano? Sono costi modulabili? Che tempi di realizzo si prevedono?
Pensate alla ss36. Strada di assurda pericolosità. Si possono pensare molti interventi: metterla in sicurezza, se pensiamo che oggi da Arosio a Lecco non c’è uno svincolo a norma. E avrà un costo. Oppure renderla a tre corsie, intervento molto più impegnativo. E avrà un altro costo e altri tempi. E così via... Una volta che abbiamo questi “fascicoli tecnici” e abbiamo definito le priorità tenendo conto del grado di fattibilità (sempre meglio iniziare dalle cose più semplici da realizzare, specie in Italia) possiamo preoccuparci, ognuno per il suo ruolo, di recuperare le risorse. Chi sta a Roma batterà i pugni sui tavoli ministeriali e del Cipe, chi sta a Milano su quelli degli assessorati competenti e delle società stradali, e via dicendo. Ma a monte ci deve essere un lavoro puntuale, ne sono più che convinto. Credo peraltro che il nostro territorio ha conosciuto un periodo di investimenti importanti (attraversamento di Lecco, Lecco/Ballabio, riqualificazione Monte Piazzo). Oggi è la volta di Sondrio (varianti di Morbegno) e di Como. Mi parrebbe naturale che su questo quadrante delle infrastrutture del nord ovest si tornasse a dare spazio alla nostra provincia”.
Lasciamo i temi provinciali per quelli territoriali. A Merate Forza Italia si conferma alleata con la Lega pur dai banchi della maggioranza. Non è un po’ pasticciata la cosa?“Non direi. Sono contento che Forza Italia abbia dato spazio e valore a quella bella e buona esperienza di civismo concreto che è Più Merate. E che lo abbia fatto nel contesto di un accordo con la Lega che è maturato dal basso, nel segno della ragionevolezza e del confronto. Lo dico perché, birra dopo birra (patto della birreria?) ho seguito lo svolgersi di questo rapporto, che non è partito da posizioni arroganti o pregiudiziali (o il sindaco è mio o niente), ma da una lettura della realtà. Dico di più: che mi auguro che questo sarà il metodo con cui affronteremo le elezioni comunali di Lecco nel 2020. Merate fa scuola”.
L’ultimo terreno di confronto sia a livello territoriale sia con Lecco è stato il modello di gestione dei servizi alla persona. Lecco ha fatto una scelta che si basa sul privato in maggioranza e il pubblico in minoranza, Merate, dal 2005, sull’azienda speciale pubblica al 100%. Lei che dice?“Innanzitutto che Sono contento per Retesalute della ritrovato unità di intenti tra i Comuni soci. Non ho mai fatto mistero di ritenere questo tipo di azienda speciale il modello più idoneo per la gestione dei servizi sociali e più congruente con la riforma regionale. Immagino ora ci sarà un tema di ampliamento che è una sfida di cui essere orgogliosi (nuovi ingressi significano il riconoscimento di un modello valido ed esportabile) e auspico una sempre più netta divisione tra il ruolo di programmazione e controllo e quello di erogazione”.
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