Se è vero che il futuro appartiene alle nuove generazioni, nella serata di giovedì questo si è concretizzato, almeno per quanto riguarda l'Europa: di fronte al pubblico radunato presso il Monastero Lavello di Calolzio, sei giovani attivisti dei partiti coinvolti nella chiamata alle urne hanno infatti portato i propri punti di vista circa le elezioni del 26 maggio, nelle quali - come sottolineato dalla sezione lecchese del Movimento Federalista Europeo, promotrice dell'evento - "gli italiani eleggeranno i propri rappresentanti nel Parlamento che guida la più grande democrazia del mondo".

Alle ore 21 i relatori hanno così preso posto al tavolo del dibattito: Luca Volpe, 21enne lecchese studente di filosofia in rappresentanza de La Sinistra; il responsabile esteri della Lega Giovani, Davide Quadri; Silvio Fumagalli, laureato in statistica e sostenitore del Movimento Cinque Stelle; il Segretario dei Giovani Democratici di Lecco, Pietro Regazzoni; il membro del partito +Europa, Fabio Dell'Oro, laureato in management, finanza e international business; ed infine, il responsabile giovani di Forza Italia, Simone Tavola.
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Di fronte a loro sei domande: le prime quattro uguali per tutti, una quinta domanda a testa che ciascuno di loro avrebbe dovuto porre al relatore alla sua sinistra e - da ultimo - un quesito personalizzato per ciascun oratore. Tutti sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguarda l'Europa sperata nei prossimi cinque anni: sia La Sinistra che Lega hanno infatti sottolineato il ruolo autocentrico del cittadino, che attraverso la propria autodeterminazione merita di ritornare fulcro di una democrazia reale; in aggiunta a questo, anche la possibilità di spostarsi e muoversi - sottolineata tanto dal pentastellato Fumagalli quanto da Volpe - grazie a proposte europee come Erasmus e scambi di studio, una maggiore ridistribuzione delle ricchezze, nonché la rivalutazione di un'autonomia e di una sovranità che - come citato in egual modo da Lega e Giovani Democratici- consenta all'UE di abbandonare antiche ostilità e tensioni, conquistando la propria indipendenza.

Da sinistra Luca Volpe, Davide Quadri, Silvio Fumagalli, Pietro Regazzoni, Fabio Dell’Oro e Simone Tavola
Proprio su questo punto, +Europa ha fatto un passo in più, proclamando il sogno futuro di avere i cosiddetti Stati Uniti d'Europa, ovvero un unico soggetto capace di ragionare come unicum di fronte a grandi potenze come Cina che USA, promuovendo la libertà di circolazione di merci, capitali e persone. Un'Europa, insomma, che non sia "fondata più sulle economie che sui popoli" (come chiosato da Volpe) o si riveli - a detta di Forza Italia - "un ulteriore organismo amministrativo o macchina burocratica", ma che al contrario porti avanti quella decennale pace nominata con il medesimo orgoglio da tutti i relatori.

Anche quando la discussione ha aumentato lo "zoom" sull'anatomia dell'attuale Unione Europa, tutti i relatori hanno espresso volontà unanime nel rafforzare il potere del Parlamento europeo a discapito dell'attuale superiorità di quello detenuto dal Consiglio. "Come ci può essere una voglia di sentirsi europei quando noi consociamo solo la parte più piccola del Parlamento senza sapere ciò che conta realmente e che avviene nel Consiglio?" ha affermato Fumagalli riferendosi al "potere a porte chiuse" del Consiglio e soffermandosi - affiancato da Pietro Regazzoni e da Fabio Dell'Oro - sulla necessità di sostituire l'attuale unanimità legata alle decisioni con una maggioranza qualificata. Più bilanciata nei confronti di entrambe le parti è stato invece il punto di vista del leghista Davide Quadri, secondo cui il necessario potere legislativo da conferire al Parlamento non dovrà però "snaturare del tutto la sovranità degli Stati rappresentata dal Consiglio europeo". Essenziale, a detta del rappresentante FI Simone Tavola, sarà infine non solo aumentare il potere del Parlamento ma precisare la meta ultima di tale facoltà, indirizzandola nell'ambito del controllo e dell'indirizzo politico della nuova Europa. Più discussa è stata invece la questione relativa all'integrazione europea e all'accordo tra gli Stati che la compongono, che per la prima volta ha suscitato tra i protagonisti i primi accesi dissensi.

Se da un lato cinque relatori si sono rivelati contrari ad un'Europa "a due velocità" - indirizzando i propri interventi a favore di competenze minime condivise senza prevaricazioni (Lega), rivalorizzando l'indice della disoccupazione giovanile come fattore vincolante nella destinazione dei fondi (La Sinistra), divenendo responsabili dell'utilizzo delle risorse di cui si necessita (+Europa e M5S) e mettendo scelte sia politiche che economiche nelle mani del Parlamento europeo (Forza Italia) - dalla parte opposta del ring, i Giovani Democratici hanno affermato la necessità di questa "difficile ma necessaria" scelta. "Pensare che l'Europa possa andare avanti come è accaduto finora mi pare un'utopia" ha commentato Pietro Regazzoni. "L'Europa attuale non funziona ed è impossibile pensare che nei prossimi anni - con tutte le sfide che oggi abbiamo con Cina, USA e Russia - si possa andare avanti con una zavorra di 28 Stati, nei quali sono presenti idee e strategie diverse".

È stato, invece, un "pareggio" di opinioni quello relativo al cosiddetto esercito europeo: "no" secco da parte di Lega, La Sinistra e pentastellati - convinti che vada "contrastata l'idea di un'Europa fortezza" e dell'impossibilità di creare un vero e proprio potere egualitario - a differenza delle altre tre bandiere politiche al tavolo dei relatori, le quali hanno sottolineato l'importanza di polizia di frontiera europea "non tanto per il quotidiano ma per le vicende attuali di terrorismo".
Tante, infine, le questioni toccate rapidamente durante la "domanda a sorpresa" proposta dai moderatori e durante quelle lanciate provocatoriamente dai colleghi relatori: tra i temi citati, il "sempreverde" legato all'immigrazione, la possibilità di un referendum per abbandonare la moneta unica, il reddito di cittadinanza, nonché le relazioni politiche tra partiti nazionalisti ed europeisti.
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