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Scritto Mercoledì 18 settembre 2019 alle 17:00

3 km di serrande abbassate tra via Roma (Vercurago) e Corso Dante (Calolzio) nonostante il movimento. 'Mancano ricambio e aiuti'

Solo quando, qualche settimana fa, hanno visto portare via i forni, i calolziesi hanno realizzato che, dopo il grave lutto e dopo una nuova malattia, la chiusura del prestino dell'incrocio da provvisoria è diventata ormai definitiva: la saracinesca non tornerà ad alzarsi o per lo meno non sarà la vecchia gestione a tornare a inebriare passanti e clienti affezionati con il profumo di pane e focaccia. Una serrata che si accoda, nel giro di qualche chilometro... ad altre serrate.

Da ultima quella del fruttivendolo Dell'Oro di Vercurago: tra via Roma e i due corso di Calolzio - Dante e Europa - lungo dunque una delle arterire più trafficate del territorio, chiamata anche Lecco-Bergamo in attesa dell'agognato collegamento viabilistico che dovrebbe alleggerire la pressione sui due centri abitati, le attività dismesse si susseguono senza soluzione di continuità.

Decine gli spazi commerciali desolatamente vuoti con i cartelli "affittasi" o "vendesi" in bella mostra o già sbiaditi con il passare dei mesi se non degli anni. Vecchie insegne ricordano di fioristi, profumerie, macellai, bar, fotografi, negozi di abbigliamento e di prossimità che hanno esaurito il loro "ciclo vitale", lasciando un "buco" non solo tra un esercizio aperto e l'altro ma anche nell'offerta garanta alla popolazione, specie la più anziana che magari fatica a spostarsi per raggiungere i centri commerciali che, non troppo distanti, si accaparrano acquirenti tra grandi offerte e promozioni.

Sentendo i negozianti che ancora tengono duro, alzando ogni giorno la saracinesca lungo quei 3 chilometri disseminati di punti vendita chiusi, il problema principale però non sembra essere la mancanza di lavoro e nemmeno il costo dell'affitto o le varie spese, anche se certo delle agevolazioni e aiuti farebbero sempre comodo e potrebbero essere utili per migliorare la situazione. Le motivazioni di così tanti abbandoni sembrano, almeno in riferimento ad alcune attività più storiche, essere altre: manca il ricambio, persone nuove che subentrando ai vecchi gestori, prendano in mano la bottega.

Lo si è visto a Vercurago, dove prima i proprietari del già citato fruttivendolo e poi della lavanderia, avendo raggiunto l'età della pensione, hanno "piantato lì", non trovando nessuno a cui passare le redini. Così vengono meno - apparentemente tra l'indifferenza di tutti, inclusa l'associazione di categoria - negozi dove, per decenni, vercuraghesi e calolziesi, non solo hanno comperato ma anche trovato volti noti pronti a servirli, scambiando con loro due chiacchiere, in amicizia. Veri e propri punti di socializzazione, vecchio stile.

Ed è proprio per questo che vedendo chiuse le saracinesche sale un po' di malinconia insieme alla speranza di rivedere quei negozi nuovamente aperti. Un miraggio?
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