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Scritto Mercoledì 19 febbraio 2020 alle 10:03

Memorie del lecchese nel libro di Roberto Marelli

Notevoli “ricordi e memorie” del lecchese, dalla Valsassina al Lario alla Brianza, si possono ritrovare nella recente pubblicazione (curata da Meravigli Editori) di Roberto Marelli “Quanta sapienza i noster vecc”, una cavalcata nel tempo e oltre il tempo fra tradizioni e cultura popolare nell’intera Lombardia.
Roberto Marelli, popolare attore milanese dalla lunga carriera, anche cinematografica, ha avuto i momenti di maggiore popolarità nel ruolo del signor Arturo, amico di famiglia di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello della popolarissima serie televisiva di Canale 5. Lo stesso Marelli, nella trasmissione, che si è allungata per dieci anni su Telenova, che raccontava “Storie di Lombardia”, più volte ha dedicato ampi spazi e servizi al territorio lecchese, dalle acque lariane presso la statua di San Nicolò alla punta di Bellagio e poi anche verso i ponti che disegnano l’uscita dell’Adda dall’importante lago regionale. Ma, altresì, non ha dimenticato le montagne e le valli così ricche di “sapienza dei noster vecc”.


Primo a sinistra Roberto Marelli

La pubblicazione, che raccoglie la sua lunga conoscenza della Lombardia più caratteristica e profonda, ricorda, mese per mese, proverbi e tradizioni di Milano e di tutta la regione. Nel testo del libro si può leggere, ad un certo punto: “Un tempo, nel lecchese, ai primi di febbraio un corteo di ragazzi e ragazze andava nei prati attorno ai paesi suonando campanacci e battendo fra loro dei ferri, con la cerimonia della “ciama l’erba”, per propiziare una felice stagione agricola. Finito il giro passavano di casa in casa per ricevere, per lo più, qualche castagna…". A questo punto della narrazione viene anche ricordata un’antica filastrocca di Premana.
Nelle note brianzole è singolare la leggenda richiamata ad Annone Brianza, dove alcuni residenti, vista l’erba primaverile sul campanile di San Giorgio, pensarono di far salire un asino con la carrucola per fargli mangiare un ciuffo di quella “peverascia”, spuntata lassù non si sa come. Il povero animale morì strozzato durante la salita e gli autori del nefasto gesto si meritarono per sempre l’appellativo di “magna peverascia”.
Nella pubblicazione di Marelli si può anche leggere che il 25 marzo a Fiumelatte (Varenna) si assiste all’apparizione dell’acqua. Il paese prende il nome dal torrente omonimo che esce in superficie da marzo ad ottobre. L’acqua esce impetuosamente dalla montagna il giorno dell’Annunciazione, quando in loco si festeggia la “Madonna nera”, e si esaurisce il 7 ottobre, giorno della “Madonna del Rosario”: per questa sua caratteristica il Fiumelatte viene chiamato “El fium di do Madonn”. Il corso d’acqua più breve d’Italia è stato valorizzato nella sua storia dal compianto sindaco di Varenna, Enzo Venini.
E come dimenticare la tradizione dei grossi ravioli di Sant’Apollonia, che dalla Brianza lecchese, a Viganò, ha avuto anche un seguito di richiamo popolare a Malgrate? Come è successo? Il parroco di Viganò era l’ex coadiutore di Malgrate, che aveva visto tra i ragazzi del suo oratorio Angelo Scola, divenuto poi cardinale e arcivescovo di Milano. Ogni anno da Malgrate per Sant’Apollonia partiva la comitiva dei marciatori di Pian Sciresa, degli ex oratoriani, degli Amici del Sasso di Preguda. La meta era proprio Viganò, dal parroco don Fausto Tuisse.
Nel retro copertina del libro di Roberto Marelli si può leggere: “In questo libro l’autore ha consapevolmente fatto un’operazione culturale decisamente benemerita. Ci ha restituito, ben oltre il gusto del puro e semplice “recupero” storico delle tradizioni, la ventata viva proveniente da un mondo smarrito per molti, ma che, da milanesi e lombardi innamorati della nostra terra, non vorremmo mai perduto del tutto e di questo dovremmo essergli grati”.
Nella prefazione Marelli ricorda di essere milanese da sette generazioni, ma di aver compiuto il servizio di leva nella Marina militare. Deve essere di ricordo agli amici della sezione ANMI di Lecco, allora presieduta dal comm. Giuseppe Crippa, che ai primi anni del Duemila lo ha voluto ospite d’onore in una festa della Patrona Santa Barbara, dove “fratelli del mare e del lago” si trovarono abbracciati proprio nel ricordo di carissime memorie.
Aloisio Bonfanti
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