Obbligo di mascherina (e di guanti, per la Comunione), distanza di sicurezza e ingressi limitati, per evitare gli assembramenti e in generale i contatti troppo ravvicinati tra persone. Sono le principali disposizioni da rispettare per le
celebrazioni liturgiche, che riprenderanno ufficialmente il prossimo
18 maggio grazie al
Protocollo firmato quest’oggi a Palazzo Chigi tra CEI e Governo, in cui sono indicate le misure necessarie per accedere ai luoghi di culto e partecipare alle funzioni: sarà necessario, per esempio, igienizzare regolarmente tutte le superfici e gli oggetti sacri, ridurre al minimo la presenza di concelebranti e ministri ed evitare lo scambio del segno della pace, nonché dimenticare – almeno per questa fase – l’accompagnamento musicale del coro e la raccolta tra i banchi delle offerte; nessun obbligo, invece, per quanto riguarda la misurazione della temperatura ai fedeli, che di contro avranno la responsabilità individuale di “auto regolarsi” e restare a casa qualora avessero sintomi influenzali-respiratori o fossero stati in contatto con soggetti positivi nei giorni precedenti. Dal 18, quindi, si apriranno scenari inediti anche sul nostro territorio, pronto a ripartire anche sul fronte religioso.

Monsignor Davide Milani
È certamente così per il Prevosto di Lecco
Monsignor Davide Milani. “Siamo ancora in attesa delle indicazioni da parte della Diocesi – ha precisato – ma personalmente non sono preoccupato di dovermi attenere a nuove regole, anzi: sono pronto a mettere in atto tutte le misure necessarie per poter riprendere a celebrare le messe, anche a organizzare più celebrazioni se sarà il caso, la cosa più importante è tornare a offrire la possibilità di pregare in chiesa, insieme. Sono contento che questa esigenza sia stata discussa e che si possa ricominciare: mi sembra un segnale positivo, significa che la situazione generale sta migliorando”.
Don Ottavio Villa
In attesa di indicazioni più specifiche anche il parroco di Chiuso e Maggianico don Ottavio Villa, che al momento – nonostante il nuovo obbligo di contingentare gli ingressi in chiesa per consentire il rispetto della distanza di “almeno un metro laterale e frontale” – non prevede di dover calendarizzare ulteriori funzioni. “Ne abbiamo già due al sabato e cinque alla domenica, credo che sia un numero sufficiente anche in vista dell’estate in cui di solito le presenze tendono a diradarsi” ha commentato il sacerdote, che ha però espresso un’altra preoccupazione. “Spero che si possano trovare soluzioni anche per i bambini e i ragazzi, che con questa situazione rischiano di allontanarsi ulteriormente dalla fede: nei prossimi mesi non potranno nemmeno andare in oratorio, e temo che molti di loro non verranno in chiesa, per di più a queste condizioni”.
Don Paolo Ventura e don Enrico Spreafico
Un numero più alto di celebrazioni è già previsto, invece, a Valgreghentino e Villa San Carlo, dove don Paolo Ventura e don Enrico Spreafico si sono già accordati per pianificare una messa in più sia al sabato che alla domenica, “non tanto per il timore di dover chiudere le porte a qualcuno quanto per consentire ai fedeli di distribuirsi meglio nelle due giornate”.
Don Matteo Gignoli
Nessuna decisione in merito è stata presa, per ora, tra Olginate, Garlate e Pescate, dove don Matteo Gignoli, con i suoi collaboratori, intende prima “fare qualche prova”. “Non sappiamo ancora come i nostri parrocchiani reagiranno a questo ritorno alla normalità: magari alcuni non si fideranno a tornare in chiesa e continueranno a seguire le messe in diretta streaming o in tv, rendendo di fatto inutili celebrazioni aggiuntive” ha spiegato il sacerdote alla guida dell’Unità Pastorale in fase di costituzione. “Anche se non abbiamo l’obbligo, noi certamente ci organizzeremo con i volontari per misurare la temperatura a tutti coloro che vorranno entrare in chiesa: abbiamo già ordinato gli strumenti necessari, è un modo per evitare qualsiasi rischio e garantire la sicurezza di tutti”.
Don Isidoro Crepaldi e don Erasmo Rebecchi
Restano in attesa di ulteriori direttive anche in Valle San Martino, così come don Erasmo Rebecchi e don Isidoro Crepaldi, in servizio rispettivamente a Galbiate e Valmadrera. "Così come per la celebrazione dei funerali, che sono ripresi, anche per la messa vedremo di organizzarci. Bisognerà ragionare sulle contingentazioni e sulle capienze" ha dichiarato il primo, mentre si è detto "spiazzato" il parroco di Civate don Gianni De Micheli. "Pensavamo di non dover riaprire le chiese fino al 25 o addirittura al 31. Senz’altro il Consiglio Pastorale ci aiuterà a capire come muoverci".
Don Gianni De Micheli e don Andrea Lotterio
Anche
don Andrea Lotterio, a Malgrate, ha fatto sapere di non avere ancora avuto modo di pensare "a come organizzare le eventuali sanificazioni che saranno necessarie". "Peraltro, la Parrocchia di San Leonardo al momento della sospensione delle celebrazioni era oggetto di un intervento di riqualificazione dell’impianto di illuminazione e ci sono ancora cavi e impalcature all’interno della chiesa" ha concluso il sacerdote.
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