Lo scorso anno, a corto di giorni di ferie da trascorrere insieme, si sono fermati a Levanto, in Liguria. Quest'anno, con due settimane a disposizione e la voglia di rimanere comunque entro i confini nazionali per i timori legati al Covid, sono arrivati fino a Roma. Da Ballabio. Pedalando, con due trasportini attaccati alle biciclette. Uno con la tenda e i viveri. L'altro tutto per la loro Sasha, incrocio tra un pitbul e un lupo, ma, a dispetto dell'albero genealogico, “docile come una bambina”. Vacanze alternative, tra fatica, sudore e un gran senso di libertà (con tanto di bandiera del Tibet sventolante), quelle vissute nel mese di agosto da Matteo Ratti, educatore 27enne e dalla fidanza Doina Muravschi, due anni più giovane, cameriera.

La partenza da Ballabio
Partiti da casa il 5 agosto, hanno percorso buona parte dell'Italia tagliando idealmente il traguardo che si erano prefissati entrando in piazza San Pietro. Dalle Grigne al Cupolone, insomma, percorrendo dapprima un tratto di via Francigena fino in Romagna e poi deviando verso La Spezia per arrivare nella Capitale lungo la via del mare. “Ci dicevano “dalla Liguria sarà tutto in piano” ma invece abbiamo fatto un sacco di salita” racconta sorridendo Doina. “Più volte abbiamo dovuto accorciare le tappe: immaginavamo magari di fare 70 km e ci fermavamo 50, dovendo così cercare all'ultimo altri campeggi dove pernottare. Anche perchè con due trasportini attaccati alle bici, non potevamo raggiungere grandi velocità, procedendo tra i 12 e i 15 km/h di media e sfiorando i 20 in discesa, con gli automobilisti che ci suonavano per farci stare a bordo strada mentre noi viaggiavamo più centrali”.

700 complessivamente i chilometri percorsi, rispondendo sempre "Lecco" a chi chiedeva da dove fossero partiti.
Il tutto con il sole in fronte, come si usa dire. “Non abbiamo mai beccato un giorno di cattivo tempo” assicurano i due ragazzi, ricordando come colei che si è davvero goduta il tour è stata Sasha, felice di rimanere nella “cuccia con le ruote”, prendendo l'arietta, per sgranchirsi le gambe soltanto la mattina o nel pomeriggio nei tratti di strada non asfaltati.

L'arrivo a Roma
“Il primo giorno, da Ballabio abbiamo tirato fino a Lodi dove ci hanno ospitato dai preti. Poi fino alla Romagna ci è capitato altre notti di venire accolti da parrocchie, sulla costa invece è stato diverso: dovrebbe aprire una via Francigena del mare ufficiale ma per ora ci stanno ancora lavorando e quest'anno da quanto abbiamo capito siamo stati tra i pochi che hanno scelto questo percorso alternativo all'entroterra”. Ed il prossimo? Ancora sui pedali. Lungo il cammino di Santiago. Sempre con Sasha in un trasportino – “graffato” Grignacolor, Vetreria Ratti, Bar vitali e Pizzeria del corso, Miniere turistiche lago di Como e Ande - e la tenda nell'altro. Per un'altra avventura. In tre.
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