"Giù le mani dalle mogli degli altri. Mo' te la do codardo. Togliti cintura e pistola e difenditi dai mariti col tuo pistolino"
La vicenda ha messo in subbuglio l'intero paese che, una mattina al risveglio, ha trovato le scritte sui muri, con tanto di cognome dell'accusato, e quindi facilmente identificabile.
Le voci si sono presto rincorse, hanno raggiunto la locale caserma, i vertici dell'Arma e naturalmente anche l'abitazione dei militare e dunque la moglie con il resto della famiglia. Il pellegrinaggio davanti alla "bacheca" di piazza si è fatto via via più fitto fino a quando sono state cancellate.
"In relazione alla vicenda che ha interessato il Comandante della Stazione di Bellano" si legge nella nota stampa diramata dal comando provinciale "ripresa da alcuni organi di stampa, si rappresenta che i fatti sono al vaglio della competente autorità giudiziaria e che l'Arma dei carabinieri ha immediatamente avviato una autonoma inchiesta per stabilire i contorni della vicenda e valutare la sussistenza o meno dei requisiti per la permanenza del militare nell'attuale incarico.
Intanto nel paese lacustre non si parla d'altro. Ma l'interesse non è solo sul lago. Il militare, infatti, a fine anni Novanta aveva preso servizio a capo del nucleo comando presso la compagnia di Merate, rimanendovi qualche anno fino al trasferimento a Palermo e il ritorno in provincia di Lecco, questa volta sulle sponde del lago. Dove la sua presenza, da quanto sembra, pare avere lasciato il segno.
Da parte sua il carabiniere, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si sarebbe difeso dicendo trattarsi solo di calunnie finalizzate al suo allontanamento dal paese.