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Scritto Lunedì 24 maggio 2021 alle 12:22

2.700 tonnellate di rifiuti metallici illecitamente gestiti in un impianto nel lecchese, giro da 2 milioni. 5 ordinanze

Ancora rifiuti trattati illecitamente. Ancora la Provincia di Lecco al centro di un'indagine coordinata dalla DDA di Milano.
Nella mattinata odierna, i Carabinieri del NOE di Milano, supportati dai militari del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica del capoluogo meneghino e dai Comandi Provinciali territorialmente competenti, con un imponente schieramento di circa 100 uomini, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di misura cautelare a carico di cinque persone emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti" e "gestione di rifiuti non autorizzata".
Nel corso delle indagini sono stati denunciati in stato di libertà ulteriori sette indagati nonché sono stati sottoposti a sequestro cinque automezzi.

Le attività investigative - condotte dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano a seguito degli accertamenti svolti dalla Stazione Carabinieri Forestale di Carlazzo sul conto di alcuni conferitori di rottami ferrosi operanti nelle due province lariane e a Sondrio - avrebbero consentito di individuare l'esistenza di una struttura criminale operante attraverso una società a conduzione familiare con impianto a Colico, sull'Alto Lago. Tale struttura sarebbe stata adibita a nodo strategico per la gestione, il traffico ed il commercio di ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi acquisiti tramite l'operato di vari trasportatori - tra i quali gli odierni indagati in stato di libertà - e di una vasta rete di fornitori (in totale 82, la cui posizione sarà oggetto di successivo approfondimento). Questi - sempre nella ricostruzione degli inquirenti - contravvenendo al principio della tracciabilità dei rifiuti, avrebbero effettuato nel tempo un'attività illecita di raccolta al dettaglio e porta a porta e successivo conferimento presso l'impianto lecchese benché privi del formulario d'identificazione rifiuti e senza l'obbligatoria iscrizione dei mezzi di trasporto all'albo gestori ambientali.

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Attraverso le indagini - fanno sapere gli operanti - è stato possibile ricostruire come gli acquisti e le cessioni di materiale ferroso, seppur costituente una vera e propria gestione in forma imprenditoriale, era da considerarsi illecita in quanto: il materiale veniva raccolto nell'impianto da conferitori non autorizzati; i rifiuti venivano conferiti con autocarri non iscritti all'Albo Gestori Ambientali e senza la documentazione giustificativa; venivano predisposti falsi formulari d'identificazione dei rifiuti al solo fine di bilanciare le entrate illecite dei rottami ferrosi con le uscite verso impianti autorizzati.
Sarebbe inoltre emerso come gli appartenenti al gruppo criminale sgominato dai Carabinieri si siano adoperati per tentare di inquinare o sviare l'accertamento dei fatti ad opera del NOE in quanto consapevoli delle condotte illecite tenute nelle modalità di gestione dell'impianto, presso cui conferivano anche soggetti privati non autorizzati, come dimostrerebbero alcune conversazioni intercettate attraverso le quali gli indagati comunicavano tra loro la presenza dei militari sul posto o nelle immediate vicinanze e le strategie attuate per evitare di incorrere in eventuali controlli.
Nel corso dell'operazione sono stati raccolti elementi di reità in ordine alla commissione per un illecito profitto di circa 1.900.000,00 euro mentre la stima dei rifiuti metallici illecitamente gestiti ammonta a circa 2.700 tonnellate.
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