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Scritto Mercoledì 26 maggio 2021 alle 17:11

Colico: a processo per aver ceduto un'opera 'contraffatta'. Ma le date non tornano

L'accesso al Tribunale di Lecco
Le opere da lui cedute era tutte accompagnate dal certificato d'autentica, ovvero dalla fotografia controfirmata dall'autore stesso. E quella in contestazione era datata 1970 e non 1969 come invece riportato dal querelante. Questo il succo della linea difensiva adottata da Renato C., colichese classe 1948, a processo per aver commercializzato – stando ovviamente alla tesi accusatoria ancora tutta da dimostrare in sede giudiziaria – un tableau dell'artista francese Bernard Aubertin risultato poi contraffatto.
Il processo intentato a suo carico in Tribunale a Lecco, dopo una dilatata serie di udienze si avvia a volgere al termine e quest'oggi, al cospetto del giudice Nora Lisa Passoni, titolare del fascicolo, è toccato all'ex gallerista, ora in pensione, raccontare la propria versione di quella compravendita, datata 2015, che lo ha trascinato a giudizio. Da una parte, stando al suo racconto, ci sarebbe lui in qualità di cedente di tre opere di Aubertin, di tre formati diverse: una 20x20 cm, una 30x30 cm e una 40x40 cm. Dall'altra una altro commerciante d'arte che in cambio gli avrebbe rifilato... una “sola”. La tela di un artista spagnolo attraverso la quale sarebbe stata formalizzata la permuta sarebbe risultata infatti falsa, portando la controparte e ri-offrire altro materiale, per ovviare al “problemuccio” emerso in seconda battuta.
Anche la tavola 30x30 di Aubertin si sarebbe però rilevata, non “genuina”. Da qui la denuncia a carico di Renato C. che in Aula si è difeso ricordando di aver passato quel tableau – una tavola dello spessore di un centimetro con fissati oltre 600 chiodi e dipinta di rosso – con tanto di certificato, puntualizzando anche l'anno di realizzazione – il 1970 – diverso dunque da quello riportato sul pezzo risultato contraffatto ovvero il 1969. Ha poi aggiunto di aver a sua volta reperito quel Aubertin da un altro gallerista di Brescia, pagandolo 4.000 euro attraverso cambiali che il suo avvocato – l'avvocato Benedetta Agosta – ha poi prodotto al giudice. Non parrebbero esserci invece fatture relative alla cessione poi incriminata, avendo l'imputato dismesso l'attività con partita iva nel 2013 per problemi di salute. Acquisiti di contro i messaggi scambiati con la controparte, a riprova degli effettivi rapporti intercorsi tra i due.
Renato C. stesso, infine, si sarebbe presentato ai carabinieri di Monza specializzati nella tutela dei beni artistici per sporgere una denuncia contro ignoti non appena al suo orecchio arrivarono voci circa le accuse mosse a suo carico di aver messo in circolo opere false. Sarebbe stato tranquillizzato dai militari stessi, a suo dire già a conoscenza dell'esistenza di falsi Aubertin prodotti a Rovigo. A processo è finito comunque lui.  La prossima udienza il 29 settembre.
A.M.
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