In questi giorni si sta sviluppando a Calolzio, ma non solo a Calolzio, viste le oltre 500 firme di sottoscrittori disseminati lungo la penisola, una polemica sul vincolo posto prima dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e poi anche dal Ministero della Cultura sull’edificio delle ex scuole elementari di Sala che il Comune voleva abbattere.
Un edificio progettato nel 1968 da un gruppo di architetti di fama nazionale ed internazionale. Le ex scuole elementari di Sala degli architetti: Gambirasio, Barbero, Ciagà e Zenoni, di cui il Comune colpevolmente ha ignorato il pregio, sono state più che giustamente classificate dal Ministero della Cultura come un “ complesso scolastico che rappresenta uno degli esempi di pregio dell’architettura italiana dei primi decenni del XXI secolo e uno dei lavori principali di un importante gruppo di progettisti del panorama italiano del secondo Dopoguerra, riconoscibile come espressione di una più ampia ricerca che coinvolge la cultura architettonica nazionale e internazionale, per la sua originalità, elevata qualità, anche rivolta a un suo possibile uso innovativo a livello tipologico e dell’applicazione delle tecnologie costruttive.” Non c’è bisogno di aggiungere altro per dire che sarebbe stato un enorme errore abbattere l’edificio.

Le Corbusier – Villa Savoye
Ora, sarebbe un nuovo pazzesco errore pensare di lasciare al degrado, come ipotizzato, per il futuro a venire questo immobile, che diversamente potrebbe, così com’è, una volta ripulito e risistemato, diventare un punto importante sul piano architettonico, culturale e ancor più economico per il quartiere e per il Comune.
Migliaia di persone ogni anno vanno a visitare un Immobile progettato dall’architetto svizzero Le Corbusier. Un turismo culturale e professionale questo che crea anche una buona economia territoriale. Perché non fare altrettanto valorizzando le ex scuole di Sala ? Perché non farle diventare un museo dell’architettura novecentesca, esponendo all’interno le opere dei quattro architetti che l’hanno progettata ? Non potrebbe essere un modo per un riuso di valore economico legato alla cultura?
Se si vuol incrementare, come auspicabile, il turismo che crea lavoro ed economie positive, basterebbe che il Comune mettesse in cantiere non grandi opere cementificatorie, ma piccole accortezze e idee positive sul piano degli interessi che il territorio offre. Il Monastero del Lavello, l’Adda e la montagna, l’auspicato museo dell’architettura novecentesca di cui sinteticamente accennato, la cucina e i sapori del nostro territorio, ecc. Calolzio ha decine di aziende, che esportano all’estero e che operano in tutta Italia, basterebbe poco che Il Comune invitasse queste aziende allorquando spediscono le merci, as inserire pacchetti di depliant con ciò che offre il nostro territorio per invogliare a venirci.
Certo è però che, se si continua ad annullare ciò che dovrebbe essere un’opportunità di valorizzazione e ad abbruttire l’arredo urbano, Calolziocorte, come sta avvenendo da troppi anni, sarà sempre più un dormitorio della periferia di Lecco.
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