Una delle stanze della struttura
Tre le camere messe a disposizione, doppie a uso singola, capaci però di ospitare fino a sei persone qualora si renda necessario isolare persone appartenenti allo stesso nucleo famigliare o di medesima provenienza, come spesso capitato in riferimento, per esempio, a clochard risultati contagiati dopo l'accesso a un dormitorio o ai servizi erogati dalla Caritas.L'accesso a CasAmica
“L'invio – spiega Barbisoni – avviene tramite le ATS o il medico di base. Si tratta di persone che debbono completare il periodo di isolamento per negativizzarsi non potendo tornare al domicilio o non avendolo come nel caso dei senza fissa dimora. Abbiamo avuto anche casi di turisti, inglesi, spagnoli e israeliani”. Una provenienza quest'ultima che ricorda come davvero tutto il mondo è paese in un periodo di pandemia, incluso lo Stato considerato modello per la campagna vaccinale. “I primi due giorni con loro – rammenta il responsabile in tono scherzoso – sono stati problematici. Poi la nostra operatrice dedicata al piano Covid è riuscita a venire incontro anche alle loro esigenze e alla fine del soggiorno le hanno addirittura fatto una proposta per lavorare con loro!”. Insomma, grazie anche all'impegno della figura che CasAmica ha messo a disposizione dei “degenti” il livello di soddisfazione è molto alto, come espresso anche nei molteplici messaggi di ringraziamento ricevuti anche dopo le dimissioni. L'ambiente del resto è già confortevole, con stanze ben arredate, tutte dotate di televisione e wi-fi. “Grazie sempre alla nostra operatrice che “tiene botta” ormai da un anno, siamo sempre riusciti a venire incontro anche a richieste per cibi particolari, accontentando soprattutto i bambini che magari non gradivano i pasti standard” aggiunge Barbisoni. E di “piccoli” ne sono passati diversi, inclusi sei minori stranieri non accompagnati – tra i 16 e i 17 anni – provenienti da comunità del territorio sprovviste di spazi per l'isolamento o trovati positivi direttamente all'arrivo in Italia e inviati a CasAmica per completare la quarantena direttamente dai servizi che li hanno poi presi in carico.Il salotto condiviso
Nel frattempo CasAmica, con il sostegno dei suoi operatori e di un bel gruppetto di volontari, prosegue anche la sua attività routinaria di ospitalità. “Durante il primo lockdown abbiamo accolto una trentina tra infermieri e operatori sanitari che di fatto risiedevano da noi per non tornare a casa dopo il lavoro a contatto con positivi. Un paio di “affezionati” rimangono ancora ora. Oltre ai soggiorni legati alle cure ospedaliere – ripresi nell'ultimo periodo – abbiamo gestito, collaborando con i servizi, situazioni sociali e dunque persone tra la Rsa e l'autonomia sprovviste di altra soluzione o soggetti indigenti che necessitavano di una assistenza anche giornaliera e dunque differente da quella offerta loro nei dormitori notturni o ancora sfrattati. Abbiamo poi dato risposta a emergenze territoriali, dando ospitalità a persone in difficoltà dopo incendi o allagamenti nelle loro abitazioni (anche ora abbiamo una famiglia, con mamma, papà e un bambino, che ha avuto problemi in casa). Attraverso poi una convenzione con la Rete Antiviolenza territoriale e in collaborazione con Telefono Donna sono state collocate temporaneamente a CasAmica – per un periodo anche con la frequenza di una a settimana - mamme vittime di abusi, anche con due, tre o quattro bambini”.