Paolo Casu, Massimo Pirovano, Don Vincenzo Russo, Cecco Bellosi, Massimo, Snupo
Danio, Massimo, Massimo Pirovano, Snupo
A fine dicembre 2021, un barlume di speranza: un imprenditore, specializzato in riconversioni industriali, ha rilevato la fabbrica con il progetto di avviarla alla costruzione di motori elettrici. Nel giro di pochi mesi, tuttavia, il clamore degli annunci si è sgonfiato, le rassicurazioni si sono fatte sempre più aride di significato. Alla fine, l’assenza di un reale piano industriale ha spinto il Ministero dello Sviluppo Economico a non concedere la cassa integrazione. “Da cinque mesi noi non percepiamo né stipendio né ammortizzatori sociali. Il proprietario non si presenta ai tavoli ministeriali. Non vuole trattare, il suo obiettivo è svuotare lo stabilimento, non reindustrializzare. A poco a poco, mentre lo stallo si prolunga, due o tre lavoratori alla volta decidono di licenziarsi. Il sindacato non si assume le responsabilità. La politica non si assume le responsabilità. Chi è immobile è complice” ha sottolineato Danio con tutta la forza che aveva in un animo temprato da lunghi mesi di battaglia ma anche di progettazione. Gli operai, infatti, non sono rimasti in attesa con le mani in mano. Assieme ad un gruppo di economisti della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, hanno sviluppato un progetto teso a riconvertire lo stabilimento, tutt’oggi custode di due macchinari da circa 40 milioni di euro, in una fabbrica di componenti meccanici per i bus elettrici del trasporto pubblico locale. “Ma stiamo sondando anche altre possibilità. In questo momento, per esempio, altri amici sono in Germania a parlare con i proprietari del brevetto relativo a dei pannelli solari in carbonio. Noi chiediamo l’intervento dello Stato per una fabbrica pubblica e socialmente integrata. Non è possibile permettere alle imprese di delocalizzare senza che nessuno si ribelli. Il nostro stabilimento è fortemente legato al territorio” ha spiegato Snupo.Cecco Bellosi
Don Vincenzo Russo
Quello delle carceri è un tema molto caro non solo a Bellosi, storico esponente della galassia rivoluzionaria con un passato proprio da detenuto, ma anche a chi oggi negli istituti penitenziari ci lavora quotidianamente come don Vincenzo Russo. La sua presenza a villa Malpensata è il simbolo di quanto un intero territorio si fosse stretto intorno agli operai, dimostrando una forte solidarietà. “In Toscana negli ultimi anni hanno chiuso più di sessanta aziende. Gli operai della GKN sono gli unici che si sono ribellati. La loro lotta riguarda tutti” ha sottolineato il cappellano del carcere di Sollicciano. “I lavoratori di GKN si sono autorganizzati ed ognuno è diventato protagonista della propria vita. È esattamente quello che cerchiamo di fare anche noi ogni giorno con il progetto Spartaco. Loro insegnano che da soli non si va da nessuna parte” ha aggiunto Massimo Pirovano, direttore dell’associazione comunità il Gabbiano.Massimo Pirovano
“Sapete, mai mi sarei immaginato a cinquant’anni qui con voi a parlare di giustizia sociale e della nostra lotta. Non vi nascondo che ci sono stati momenti in cui ho avuto paura. Però poi ho pensato a tutte quelle persone che negli anni 70 hanno lottato per conquistare i diritti sanciti dallo statuto dei lavoratori” ha ricordato Danio “Persone che hanno avuto molto coraggio e sono andate in carcere per il loro coraggio. I diritti ci sono e non è accettabile che vengano scambiati con il lavoro. La nostra lotta riguarda tutti e per questo vi invito a convergere su Firenze il 25 marzo alla manifestazione nazionale che abbiamo organizzato”. Una proposta immediatamente raccolta dal Gabbiano. “Ci saremo, saremo in tanti e cercheremo di farci sentire” ha replicato Massimo Pirovano. L’ultima riflessione è stata quella di Cecco Bellosi. “Sulle montagne di fronte a noi nel 1945 ventisette partigiani hanno fermato un’intera colonna di gerarchi fascisti. Quella degli operai di GKN è una nuova edizione di Davide contro Golia. È la lotta operaia del terzo millennio”.