Lecco: Susanna Chiesa condannata per diffamazione verso la Brambilla. 4.000 € di multa, provvisionale di 3.000 € per il danno

Dovrà pagare una sanzione di 4.000 €, oltre ad una provvisionale di 3.000 € a titolo di risarcimento del danno (da stabilire in sede di giudizio civile) nei confronti di Michela Vittoria Brambilla.
Questa la condanna (pena sospesa) pronunciata oggi dal giudice Salvatore Catalano nei confronti di Susanna Chiesa, presidente  dell’associazione animalista Freccia 45 e accusata di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’onorevole e dell’Asl di Lecco, per un articolo del 2010 inerente il canile cittadino.
La struttura di Via Rosmini era stata definita in quello scritto, apparso su un quotidiano online, un “lager”. L’onorevole Brambilla, indicata quale presidente dell'associazione Leida che gestiva al tempo il canile, ha ritenuto lesivo della sua immagine quanto riportato. Lei stessa, in occasione della prima udienza del processo, ha specificato che all'epoca non era nemmeno a capo del sodalizio.
L’avvocato di parte civile Nicoletta Manca ha chiesto oggi 25.000 € di risarcimento per la sua assistita, oltre alle spese processuali, indicando una provvisionale di 10.000 €.
Nessun risarcimento invece andrà all’Asl lecchese, costituitasi parte civile con il legale Roberta Mandelli. Il giudice ha decretato infatti il non doversi procedere per tardività della querela.

Susanna Chiesa e Michela Vittoria Brambilla

La diffamazione nei confronti dell’Azienda sanitaria locale lecchese, come ha spiegato in aula l’avvocato, riguarda il responsabile del servizio sanità animale Fabrizio Galbiati, indicato nell’articolo quel destinatario di avvisi di garanzia.
“Questa affermazione non è veritiera, e sebbene l’imputata abbia dichiarato di averla ripresa da un settimanale, costituisce diffamazione” ha spiegato l’avvocato Mandelli. “Non c’era alcuna rilevanza pubblica nel descrivere il canile di Lecco come un lager, e ci sono state delle omissioni importanti. Non sono stati indicati gli interventi di riqualificazione effettuati nella struttura, e gli incontri dei referenti Asl con il comune. L’imputata ha utilizzato espressioni forti, scritto informazioni non veritiere e lanciato accuse infondate” ha concluso il legale, chiedendo per Susanna Chiesa la condanna al pagamento delle spese processuali, e di un risarcimento di 25.000 € (provvisionale di 12.500 €) nei confronti dell’Asl.
È giunta alle medesime conclusioni, chiedendo però un “anticipo” di 10.000 € per il danno patrimoniale e non, l’avvocato Nicoletta Manca in difesa dell’onorevole Michela Vittoria Brambilla. “Come è emerso durante l’istruttoria, la legge del 2006 ha cambiato le regole per i canili, che riguardano però le strutture e non la loro gestione. L’onorevole non è stata oggetto di denuncia né iscritta nel registro degli indagati, come l’articolo riporta, e l’unico esposto nei suoi confronti è a firme di Susanna Chiesa. Quando è stato pubblicato il testo, la signora Brambilla non era più alla guida della Leida che gestiva il canile, per una questione di conflitto di interesse. L’imputata da anni operava una diffamazione nei suoi confronti, e con questo articolo ha insinuato nell’opinione pubblica l’idea che l’onorevole, che ha fatto della difesa degli animali la sua cifra politica, fosse la co - artefice di un trattamento inadeguato nei confronti dei cani”. È stato poi evidenziato come l’articolo in questione, inviato da una mail privata di Susanna Chiesa, abbia avuto come primo titolo (poi scartato) “Brambilla ancora sotto accusa per la gestione del canile di Lecco”.
L’avvocato difensore Marco Rigamonti, esprimendo dubbi sul danno patrimoniale indicato dalla parte civile, ha parlato di una imputazione “fumosa e generica”, specificando come l’articolo denunci una situazione presente all’epoca dei fatti, senza puntare il dito contro la gestione.
“Anche la signora Brambilla ha definito la struttura fatiscente, ma anche grazie all’azione di associazioni come Freccia 45 si è giunti alla legge del 2006 che ha cambiato le cose” ha spiegato il legale lecchese. “Susanna Chiesa ha offerto una riflessione sul concetto di maltrattamento dei cani, chiedendosi se la permanenza prolungata in gabbie di pochi metri quadri potesse rientrare in questa definizione”. Che il canile fosse sovraffollato, ha spiegato l’avvocato, lo hanno affermato gli stessi testimoni sfilati di fronte al giudice. Anche la citazione dell’Asl nell’articolo avrebbe contribuito ad approfondire la situazione esistente. “L’autrice dello scritto si è chiesta quale dovesse essere il ruolo dell’azienda sanitaria dal punto di vista della tutela degli animali, e l’esito della questione – con la chiusura del canile – dimostra che qualcosa non andava. L’autrice ha poi citato esposti e interpellanze parlamentari realmente esistenti, dicendo che avrebbero potuto portare i responsabili Asl a ipotesi di rilevanza penale e alla loro iscrizione nel registro degli indagati (e non che sono stati inquisiti). Lo stesso discorso vale per l’onorevole Brambilla. Susanna Chiesa ha esercitato un diritto nell’ambito dell’attività dell’associazione a cui era a capo. Non ha diffamato le persone, ma ha approfondito e illustrato le condizioni della struttura. Senza la possibilità di dare una lettura della realtà, non esisterebbe più libertà di pensiero”. Appellandosi alla mancanza dell’elemento oggettivo e soggettivo del reato, l’avvocato Rigamonti ha chiesto per la donna l’assoluzione.
Diverso il parere del pubblico ministero Mattia Mascaro, che ha indicato per lei la condanna al pagamento di 500 €. 
Il giudice Salvatore Catalano ha decretato una sanzione di 4.000 €, e una provvisionale di 3.000 € a titolo di risarcimento del danno (da stabilire in sede di giudizio civile) nei confronti di Michela Vittoria Brambilla.
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