Civate: San Pietro al Monte, testimonianze dalla storia grazie alla cripta altomedievale
Lavoro, impegno, dedizione , ma soprattutto passione: è proprio quest'ultimo il termine con cui Don Gianni De Micheli, parroco di Civate, ha voluto indicare il lungo percorso di valorizzazione che ha investito nel tempo la Basilica di San Pietro al Monte, e che ha portato alla scoperta di una cripta altomedievale benedetta lo scorso 28 giugno in occasione della festa del sodalizio. Per festeggiare il recente ritrovamento, è stato organizzato stamane (presso il Monastero di San Calocero a causa del maltempo) un interessante seminario incentrato sullo svolgimento delle ultime indagini.
Si è così concluso l'esauriente seminario mattutino che per motivi di maltempo non ha potuto svolgersi presso la Basilica di San Pietro al Monte.
Alcune immagini degli scavi mostrate durante il seminario
Don Gianni De Micheli e Roberto Spreafico
Molti gli ospiti coinvolti nella scoperta e nell'opera di valorizzazione della cripta che hanno voluto prendere parte all'evento, tra cui Carlo Castagna, storico e membro dell'Associazione Amici di S. Pietro al Monte, Roberto Spreafico, architetto e docente al Politecnico di Milano, Stefania De Francesco, funzionaria della Soprintendenza archeologica della Lombardia, la dottoressa Emanuela Sguazza e il dottor Daniele Gibelli, che hanno sostituito la dottoressa Cristina Cattaneo del LABANOF, impossibilitata a prendere parte all'evento. E ancora Veronica Dell'Agostino, docente all'università Sapienza di Roma, ed infine Mauro Vassena e Marco Sannazaro, professori all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A dare il saluto alla sala gremita di gente è stato quindi Carlo Castagna, che con un intervento articolato ha fornito una panoramica storica della Basilica di San Pietro al Monte: "La cripta altomedievale ritrovata è solo uno degli elementi del complesso di S. Pietro al Monte, il quale a sua volta fa parte di una tradizione rappresentata dal Monastero di S. Calocero per oltre 10 secoli", ha specificato Castagna.La posizione della cripta
Il ritrovamento completo a cui si è giunti di recente, come ha spiegato lo stesso membro dell'associazione Amici di S.Pietro al Monte, è il risultato di un lavoro portato alla luce attraverso tre diversi interventi di restauro: "il primo, nel 1879, ad opera di Vincenzo Barelli, che individuò e scavò la cripta in occasione dei restauri del complesso romanico di S. Pietro al Monte. Il secondo, dalla fine degli anni Venti sino al 1940 circa, si lega alla figura di Monsignor Giuseppe Polvara, che ha svolto un importate lavoro sulla struttura architettonica, con la ricostruzione di parte del pronao circolare, e infine il terzo nel 1964, condotto da Don Vincenzo Gatti, che qualche anno dopo avrebbe dato vita proprio all'Associazione Amici di S. Pietro al Monte, e che ha garantito l'attuale risultato". I dettagli della cripta e di quanto scoperto in essa son stati poi discussi in modo più dettagliato dalle figure di competenza. L'architetto Roberto Spreafico ha voluto innanzitutto precisare che "l'intervento alla cripta è stato minimale, nel massimo rispetto della struttura originale. Ci siamo limitati a dare vita ad un breve percorso fruibile grazie all'installazione di una passerella metallica che poggia su terra vergine o su roccia". Tra gli altri lavori, anche la messa in sicurezza del luogo attraverso il rinforzo dei muri, il miglioramento della visibilità ottenuto con la messa a punto di luci a led situate in zone nascoste, in modo da valorizzare al meglio l'eredità lasciata dal passato, e l'installazione di un pannello esplicativo per permettere ai visitatori di conoscere meglio i vari elementi della cripta.Emanuela Sguazza, Mauro Vassena, Stefania De Francesco e Marco Sannazaro
Oggetto dell'intervento della dottoressa Stefania De Francesco sono state invece le verifiche stratigrafiche condotte nell'area dove è stata posizionata appunto la passerella metallica, e i resti umani ritrovati all'interno: "questi vengono trattati dagli archeologi come reperti veri e propri, e quindi fonti preziose di informazioni rispetto al popolamento antico", ha spiegato l'esperta. Sono tre le datazioni dei campioni ritrovati: 1970-989, 872-1019 e 945-1059 d.C., che come ha sostenuto la dottoressa De Francesco "confermano l'ipotesi che l'osseria è stata realizzata all'epoca della realizzazione della cripta romanica". In merito a ciò, ulteriori informazioni sono state fornite dalla dottoressa Sguazza e dal dottor Gibelli, che insieme a Cristina Cattaneo e Sheila Alvarez hanno condotto studi e analisi antropologiche sui resti ossei ritrovati nella basilica. Come indicato da loro, "tra i resti commisti è attestato un numero minimo di sei individui: quattro adulti, una giovane donna di età compresa tra i 16 e i 20 anni e un feto con un'età gestazionale di 7 mesi". In tutti questi casi, l'analisi dei resti ossei ha messo in luce gli esiti di eventi traumatici che questi hanno subito: una frattura del collo del femore sinistro, la rottura della tibia, quella del perone. Rispetto ai resti del feto, invece, è stato spiegato come "le poche ossa a disposizione non evidenziano segni di patologie", e di come esso possa essere "l'esito di un aborto in utero, come pure di un soggetto deceduto in corrispondenza o poco dopo un parto prematuro".
Il tavolo dei relatori
La cripta come si presenta oggi
Altre curiosità sono emerse dalla relazione della dottoressa Veronica Dell'Agostino, a proposito dell'intonaco: "le indagini a S.Pietro al Monte hanno rilevato migliaia di frammenti di intonaco dipinto, già rinvenuti sul finire del'800 da Vincenzo Barelli". Tra i tanti lacerti che presentano elementi figurati alcuni mostrano volti, occhi, barbe, orecchie, mani, piedi, capigliature, altri vesti di varia tonalità e brani di un animale fantastico, oltre a vari frammenti ornati che mostrano cornici gemmate, motivi geometrici, vegetali e altro ancora. Infine, prima di lasciare il posto alla conclusiva discussione corale, è stata la volta di Mauro Vassena e poi di Marco Sannazzaro, che ha introdotto la questione dei problemi che le nuove acquisizioni pongono, per focalizzarsi poi sulle prospettive future della ricerca.Si è così concluso l'esauriente seminario mattutino che per motivi di maltempo non ha potuto svolgersi presso la Basilica di San Pietro al Monte.
G.A.