Calolzio: sconcerto in paese per la morte di Fabio Valsecchi. Il ricordo della 'Polisportiva', l'appuntamento di ogni venerdì

Nel tondo Fabio Valsecchi con i suoi compagni di squadra
Stava tornando a casa, Fabio, a bordo della sua bellissima Yamaha nera, dalle sue 2 donne, la moglie e la sua piccola Miriam di soli 8 anni. Ma non è riuscito a schivare quell’auto che il destino aveva già messo sulla sua strada: inevitabile l’urto che lo ha sbalzato violentemente dalla sua motocicletta.
Dopo le prime ore di incredulità, oggi è stato il giorno del dolore, dell’abbraccio della comunità ai familiari, del ricordo dei momenti felici passati insieme a papà Fabio.
Il pensiero va cosi alla piccola Miriam, alla moglie e ai fratelli Mino, Gianluigi e Mario. Quest’ultimo, in particolare, è molto conosciuto in paese dove da anni è elettrauto, proprio a pochi metri da dove abitava Fabio, in via Cesare Battisti.
Lo ricordano in particolare i colleghi della Imet di Cisano dove era caporeparto, i tanti genitori di Foppenico che lo incontravano a scuola, e soprattutto gli amici con i quali amava giocare a calcio, passione che coltivava da ben 28 anni nella Polisportiva Monte Marenzo, realtà che, per uno di quei terribili giochi del destino che lasciano tanto amaro in bocca, da anni lotta per tutte le vittime della strada.
Sono proprio loro, tramite uno scritto a firma di Angelo Fontana, ad averlo ricordato perché - come dicono - le belle storie, quando ci sono, vanno raccontate. E quella di Fabio e dei suoi compagni di squadra, era indubbiamente una bella favola il cui incantesimo si è spezzato con il diffondersi della notizia della tragica scomparsa del 48enne. “Con Luciano Zambelli, Corrado Clerici, Ferruccio Rota, Daniele Malighetti, Alberto Offredi Claudio Cavasino, Diego Bonacina, Valsecchi ogni venerdi, in qualunque condizione di tempo, affittano il campo sportivo della polisportiva, per disputare la consueta partitella. Ogni volta i sette giocatori sfidavano altre squadre di amici. Ma non è tanto questo ciò colpisce, quanto il fatto che per un quarto di secolo hanno sempre giocato senza l’arbitro, rispettando i propri compagni e avversari. E per tanto, punizioni, falli laterali, calci d’angolo, rigori, gol annullati, sono stati decisi sempre dagli stessi giocatori in campo. Ciò vuol dire che i giocatori in campo hanno sostituto più che degnamente l’arbitro al quale hanno sempre rinunciato” spiega Fontana che, con tutta la Polisportiva, si stringe alla moglie e alla figlia di Fabio.
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