A gennaio la richiesta per la semilibertà di Emiliano. 'Lui appartiene alla sua famiglia'

Un'immagine del giorno del matrimonio di Simona e Emiliano
"Le sbarre a cui fa riferimento il titolo non sono quelle del carcere, non sono quelle dietro cui vive mio marito, quello che è ormai da anni solo il padre dei miei figli"
. Simona, seduta ai tavolini esterni del suo bar, con il lago alle spalle e l'ultimo sole novembrino che ne esalta il lineamenti giovanili, pronuncia questa frase con assoluto distacco. "Ma come?" viene naturale domandarle. "Lo hai sposato, sei rimasta sua moglie per tutti questi anni, senza puntare a rifarti una vita, ed ora molli il colpo?". "L'amore può tutto ma non basta" risponde lei secca, citando la frase riportata sulla copertina del suo libro, il suo motto. Alla Simona Poerio scrittrice si sovrappone così la Simo donna, moglie, madre. Personalità inscindibili. "L'ho sposato vent'anni fa, mi ha dato due figli meravigliosi. Non sono mai stata una moglie con la testa sotto la sabbia: sicuramente Emiliano ha fatto degli errori ma da qui a prendere 33 anni di carcere ne passa... Non hanno mai trovato nulla di illegale: niente droga, niente armi, niente conti corrente nascosti. Se ci dovessero essere soldi fatti sparire, quando esce lo ammazzo con le mie mani perché quando lo hanno arrestato mi sono dovuta rimboccare le maniche, mi hanno portato via tutto, ho lavorato sodo per mantenere me e i miei figli, senza mai chiedere nulla alla sua famiglia. Lui ha infranto una promessa, quella che mi ha fatto vivere non è la vita che mi aveva promesso: se fai soffrire i miei figli, alzo muri. Un conto per loro era essere i nipoti del boss ma nel diventare i figli di un mafioso le cose cambiano... Emiliano appartiene alla sua famiglia, non si è costruito una vita sua. Per me è ancora la persona migliore al mondo ma la vita ha voluto questo per lui. Ed ora la sofferenza di mia figlia e l'indifferenza mostrata invece da mio figlio mi devono far dire basta".
Parla con il cuore in mano Simona, riferendosi all'uomo che - scrive nel libro - con la sua assenza le ha sconvolto l'esistenza ma con la sua presenza ha dato un senso alla sua vita. L'uomo che non ha mai smesso di amare, insegnando alla loro primogenita ad amarlo allo stesso modo, nonostante la sua mancanza fisica nella sua vita e quel "mafiosa" - assolutamente ingiustificato - che le ha lasciato in eredità e che ora, ormai prossima alla maggiore età, la vorrebbe spingere a cambiare cognome e a fuggire via, lontano da Lecco inseguendo il sogno degli States.
"A giugno era stata avanzata richiesta per i domiciliari e i giudici a Milano avevano dato il loro assenso. Poi però la Questura di Lecco ha detto no. Ero anche disposta a mettere a disposizione la mia casa per farlo uscire, ma qui in città non lo vogliono... A gennaio presenteremo la richiesta per la semilibertà, poi si vedrà. Io vorrei solo riabilitarne il nome. Non per lui o per la sua famiglia. Ma per i miei figli".
A.M.
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